Una volta, mi chiesero chi fossi.
Risposi, "un uomo con troppe idee e poco tempo."
É proprio così... sforno idee come se fossero i croissant del sabato mattina al centro di Parigi. Ne ho decine al giorno e ognuna meriterebbe che le dedicassi un po' di tempo, per fiorire, per diventare qualcosa di più.
Ho imparato a tenermele in testa, a lasciarle fondersi con le altre, a maturare fino a diventare elementi che non riesco a dimenticare. E quando, a mesi dalla nascita dell'idea, continuo a pensare ad essa, allora vuol dire che c'è qualcosa di buono.
Ma ciò non toglie che sento di non avere il tempo necessario per fare tutto ciò che desidero. Sento che le mie giornate sono troppo brevi, vorrei poter scrivere la mia saga più velocemente, dedicarmi al Diario con più calma, stare di più con mia figlia, occuparmi di più dei videogiochi che Untold Games - la società che ho fondato - produce.
Faccio troppe cose, oppure ho semplicemente paura di morire troppo presto?
Forse è un misto dei due. Da una parte, sono una persona curiosa, che ama l'esplorazione, e quindi ho viaggiato in mille dimensioni, ho recitato con Woody Allen, ma sono anche stato nei quartieri Generali di Facebook e Google per parlare di Realtà virtuale. Ho prodotto film spettacoli, ma scrivo saghe. Ho aperto e chiuso srl che spaziavano dal sound design, alla moda, a dispositivi biomedici.
Ho seguito le mie passioni e ho fallito molte più volte di quante volte ho avuto successo. Speravo che crescendo, diventando adulto, tutto questo si calmasse, che io riuscissi a trovare un equilibrio, una pace in questo mio continuo moto tempestoso di ricerca.
Invece no. Sono sempre peggio. Temo che sia perchè comincio ad avere la percezione netta che il mio tempo in questo mondo sia limitato. Anzi, più che percezione ormai è proprio qualcosa che sento dentro, lo so. Me lo dice la spalla che ogni mattina, quando mi sveglio mi fa male. Me lo dicono gli anni che passano sempre più in fretta. Ricordo un tempo in cui le stagioni erano lunghe e piene di avvenimenti. Ora mi sembra che in un anno ci siano 4 mesi e due feste.
Quindi, come il coniglio bianco di Alice, convinto di essere sempre in ritardo, "vado a mille". Per paura di non concludere nulla, scrivo, faccio e ho il cervello che fuma come una locomotiva a vapore. Ci manca solo che mi metta a cantare.
Non lo farò, ma non perchè non lo voglia, ma perchè è giusto decidere i propri limiti. Io voglio scrivere. Almeno, voglio farlo fino a che non avrò più nulla da dire. A quel punto mi fermerò. L'unica cosa è che spero di non ripetermi.
Confesso di avere una paura terribile di ripetermi, di dire le stesse cose che magari ho già detto in una pagina di alcuni mesi fa di cui ho completamente scordato l'esistenza. Il tempo, la ripetizione, l'invecchiare. Benvenuto nel mondo adulto, Flavio.
A proposito di cantare, vi lascio con i versi di un grandissimo cantante Belga, il mio preferito: Jacques Brel che, nella "canzone dei vecchi amanti" diceva: "c'é voluto del talento per riuscire ad invecchiare senza diventare adulti." Vi lascio il link:
Alla prossima pagina