Quanto conta il consenso degli altri?
Quante volte ci siamo ritrovati a pensare con la testa di qualcun altro? A me è successo tantissime volte. Anzi, penso addirittura che nei miei 44 anni, siano di più gli anni in cui ho scelto seguendo il consiglio di terzi piuttosto che il mio.
Ma le migliori scelte, quelle che hanno cambiato la mia vita, quelle le ho fatte senza il consenso di nessuno.
Ora che sono adulto, a pensarci bene, mi pare una vera follia non pensare con la mia testa. Ma è un discorso complesso, che nasce dalla formazione, dalla mimetica, cioè da come si crea l’apprendimento negli uomini. Il primo modo di imparare è per imitazione, quindi, in fondo, tutti noi cresciamo con un principio naturale che ha permesso alla vita di sopravvivere milioni di anni: "coloro che vengono prima di noi, hanno ragione su tutto." Il che è vero, e salva gli infanti da morte certa. Il fuoco brucia, nell'acqua si annega. Insomma, l'esperienza ha un suo valore intrinseco, è indubbio.
Ma quanti di noi sono poi riusciti a svincolarsi dal delegare tutto all'esperienza - che sia altrui o popolare- da abbandonare questo affrancamento della responsabilità?
Coloro che scelgono per noi non rimangono per forza i genitori, possono essere il compagno o la compagna, un fratello, una cugina, un amico, un influencer.
Ognuno di noi è vittima di questa trappola, poiché è insita nella crescita umana. Ognuno di noi è “programmato” per non pensare con la propria testa sin dall’infanzia, perché, da infanti, la nostra testa è vuota, priva di conoscenza.
Ma arriva un momento in cui la nostra testa ha il diritto di pensare per sé. Non solo il diritto, il dovere. La manifesta capacità di pensare meglio degli altri, soprattutto per quanto riguarda le nostre scelte, la nostra vita.
La vera crescita, il "secondo livello" se vogliamo, è liberarsi dalle voci interiori ed esteriori, liberarsi da quella ricerca di assenso e consenso per una scelta che temiamo di fare. Scegliere per noi stessi, prenderci le nostre responsabilità.
Come dice la Nike: "Just do it."
Applico questo metodo ormai da molti anni, da quando ho capito che molti di coloro che incontravo e che tuttora incontro, paventano conoscenze che sono in realtà pozzi di ignoranza, e si lodano di meriti che meriti non sono. Come dice un’altra pubblicità: “perché io valgo.”
Certo, valgo. Ma non solo. Sono fiero di prendermi le mie responsabilità e di dire, nel caso succeda il peggio: “Si, questa cazzata l’ho fatta io.” E anche, ovviamente “Sì. Ci sono riuscito ed è merito mio.”
Vi faccio questa domanda: quando chiedete consiglio a qualcuno riguardo ad una vostra scelta di vita, quella persona davanti a voi, ha dimostrato di saper fare meglio quella scelta di voi?
Se è "no", allora vuol dire che siete ancora intrappolati nella paura di prendere le redini della vostra vita. Se è "si", allora siete l’allievo che presto, spero, supererà il maestro.
E se invece non avete più nessuno a cui chiedere, perché nessuno è in grado di capire davvero la situazione?
In questo caso, il maestro siete voi.
In definitiva, il viaggio attraverso le sfide della vita ci porta ad affrontare molteplici pressioni esterne. Il consenso altrui, per quanto confortante, può diventare una gabbia se non impariamo a distinguere tra ciò che gli altri ritengono giusto per noi e ciò che veramente desideriamo. La vera libertà nasce quando siamo capaci di prendere decisioni autentiche, basate sulla nostra intuizione e conoscenza, piuttosto che sull'approvazione altrui. Se vogliamo vivere una vita soddisfacente, è essenziale imparare a fidarci di noi stessi e delle nostre capacità.
Perché la scelta più importante da fare è se vivere la nostra vita o quella di qualcun altro.
Alla prossima pagina.