La Nascita dell'Arte

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La Nascita dell'Arte
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Cos'è un artista, davvero?

In una serata indimenticabile, durante il matrimonio di un vecchio compagno di collegio, a cui ero stato invitato come testimone, ho trovato un risvolto amaro alla risposta di questa domanda. Fu un invito che accettai con gioia e senza esitazione. Il matrimonio si svolgeva in una splendida città del Nord Europa, e mi offrì l'opportunità di trascorrere una giornata rilassante con un vecchio amico che non vedevo da tempo. Era come fare un salto indietro nel tempo, rievocando tanti "ti ricordi" e piani per il futuro.

In seguito, quella stessa sera, avevamo prenotato un tavolo in un ristorante indiano. Durante la cena, si verificò un incidente che, a posteriori, avrei identificato come il preludio della fine della nostra amicizia. Mentre attendevamo papadam e samousa, discutevamo dei nostri rispettivi progetti futuri. Il mio amico aveva sempre aspirato a essere un artista, con interessi che spaziavano dalla regia alla scrittura, e possedeva un talento indiscutibile. Tuttavia, le circostanze della vita lo avevano portato su un percorso diverso. Io, al contrario, avevo scelto di diventare un narratore fin dai vent'anni, percorrendo un sentiero che non ho mai abbandonato, nonostante i molti sacrifici necessari per raggiungere i miei obiettivi. 

Mentre discutevamo di arte, la neosposa del mio amico mi chiese, con un tono che oscillava tra il polemico e il sardonico: "Ah, quindi tu ti ritieni un artista?" Ricordo di essere rimasto molto ferito da quella domanda e soprattutto dal fatto che il mio amico non disse nulla per difendermi. Non risposi, ritenendo che non valesse la pena di farlo. Tuttavia, era evidente che quella domanda aveva creato una crepa irrimediabile tra noi. Nei mesi successivi, ci siamo scritti sempre meno, finché, dopo un altro scontro causato da un commento che ho percepito come eccessivamente critico e cattivo su un mio primo romanzo (mai pubblicato), decisi che era arrivato il momento di tagliare i ponti con questo amico di lunga data.

Vi racconto questo episodio perché, anni dopo, mi pongo ancora la fatidica domanda: cosa significa essere un artista? Vuol dire essere una persona che vive del proprio mestiere artistico? O è qualcuno che crea arte indipendentemente dal guadagno? O forse qualcuno che ha la "sensibilità" di osservare il mondo attraverso lenti uniche? La discussione è aperta e non esistono risposte definitive. L'arte assume tante forme quanto le opinioni e le idee che la circondano. E le modalità per esprimerla - emotive, intellettuali, fisiche - non pongono limiti alla sua definizione.

Per questo, oggi, ho deciso di tentare un esperimento inusuale. Questa pagina di "Diario d'artista" sarà in due episodi. Ho l'intenzione di inventare e raccontare una favola a questo proposito: "Cos'è un artista?"

scopri i miei romanzi

Permettetemi di presentarvi Hu-ga. Potreste trovare il suo nome insolito. Ma, al tempo di Huga, le parole come le conosciamo non esistevano ancora. I fulmini erano considerati manifestazioni divine, il fuoco era una magia che cadeva dal cielo, e il sole non era nemmeno trascinato dal carro di Helios, perché la ruota, ai tempi di Huga, non era stata ancora inventata. Huga apparteneva a un folto gruppo di uomini e donne: una tribù. Vestivano pelli, erano forti e robusti, e i più abili tra loro brandivano bastoni con una roccia affilata all'estremità. Huga era speciale. Possedeva un dono, anche se ancora non ne era consapevole. Era giovane, ma secondo gli "standard dell'epoca", era un uomo nel pieno della sua vita. Dovete sapere che durante il Paleolitico superiore, l'aspettativa di vita era notevolmente più bassa rispetto a oggi. Un uomo poteva considerarsi fortunato se raggiungeva i 30 anni. Huga, con i suoi 16 anni, era quello che oggi chiameremmo un "uomo nel fiore degli anni". In questo breve racconto, intendo narrare la sua storia. La storia del primo artista della specie umana.

IL PRIMO ARTISTA

Molto tempo fa, in una terra non troppo lontana da noi, viveva Huga, un ragazzo del Paleolitico superiore. Aveva la mascella larga, gli occhi neri e una folta chioma. Non era alto, ma si muoveva bene ed era curioso. Se ne stava nel suo villaggio stanziale insieme alla sua tribù. Oggi era il giorno di caccia, ma lui non era stato invitato. Huga non era un abile cacciatore o pescatore come i suoi atletici coetanei, era troppo distratto, aveva sempre lo sguardo rivolto verso il cielo. Così, il capo villaggio aveva deciso di lasciarlo con le femmine, ad occuparsi dei figli. Quella notte, dopo che tutti i neonati erano finalmente calmi tra le braccia delle madri addormentate, Huga si allontanò, osservando la luna piena. Così luminosa da sembrare un sole. Si guardò indietro, il falò del villaggio era lontano, ma la luna non sembrava avvicinarsi. Questa cosa lo incuriosì a tal punto che decise di continuare la sua camminata. Una lucciola gli fece strada, poi altre mille, e Huga si inoltrò nella foresta, circondato dalle piccole luci fosforescenti degli spiriti del bosco [...]

Alla prossima pagina, per la continuazione e conclusione della favola.

Articolo scritto da  Flavio Parenti
Sono un attore, scrittore e regista nato a Parigi e cresciuto in Italia. Ho lavorato in film, serie TV e teatro, collaborando con registi di fama internazionale. Sono appassionato di storytelling e amo sperimentare con diverse forme d'arte per raccontare storie.
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