Sto completando la primissima stesura del primo volume della saga "Il Labirinto Della Speranza".
Parliamo di un testo non coeso, pieno di errori e strafalcioni. Ma è giusto che sia così. Prima si rigurgita un prodotto informe che poi, con arte, sapienza e pazienza, verrà cucito di bellezza e diamanti.
Sono al piano terra del mio palazzo.
Le fondamenta le ho elaborate per sei mesi: ho scritto, riscritto e riscritto mille volte la “storia”, quello che poi sapevo di dover affrontare nella scrittura della pagina.
Ogni saga, ogni libro, è prima di tutto una storia.
Una storia “grande” che può essere raccontata fuori dalle pagine del libro.
La mappa, se vogliamo. Le pagine sono il territorio nel quale lo scrittore scopre e disegna i dettagli di un mondo immaginato.
Ora sono in questa fase.
Ed è una fase incredibile, emozionante e difficile.
•Incredibile, perché aperta allo stupore. Apro una porta ma non so cosa c’è dietro.
E sono io a dovermelo immaginare. È un confronto diretto con l’ignoto, una sorta di rincorsa verso qualcosa che non esiste ma che, nel momento in cui lo rincorriamo, si scrive, si crea.
•Emozionante, perché mi ritrovo a rivivere pezzi della mia vita, traslati nelle vesti del protagonista, o dell’amico, o di un personaggio secondario.
Mi specchio, piango, rido, vivo la scrittura come fosse un pezzo di vita surreale, immaginato ma tangibile.
•Difficile, perché la coesistenza di creatività e struttura dà adito a un dilemma che sa quasi di follia.
Vi spiego.
Ho una storia, che ha un inizio, un centro e una fine, come direbbe il buon vecchio Aristotele.
E fin qui, tutto bene. Facile. Sono in controllo. Certo, magari cambio una cosa piuttosto che un’altra, rimodello, invento.
Le idee a questo “livello” costano poco: sono cinque parole in più o in meno.
“Prende l’aereo e scappa” oppure “La bacia, rimane e si sposano”. Poche parole, un’infinita differenza.
Ma poi, arriva il momento in cui la storia è pronta ad essere distrutta dai personaggi.
Ah, i personaggi.
All’inizio sono qualcosa di ideale, che esiste appunto in quelle poche parole che definiscono la storia.
Per me, i personaggi sono definiti dalle azioni che prendono nella mia storia.
Ma poi, quando li scrivo, ecco che succede una specie di guerra tra il mio volere (la storia) e il loro volere!
Come anguille sgusciano, fuggono dalle mie redini, almeno ci provano.
E io, per non rompere il mio legame con loro, li assecondo.
Ma a volte tirano forte, fortissimo, verso un luogo in cui non possono andare!
E lì inizia un processo difficile, di compromesso tra il loro volere e il mio.
Ecco, sono lì, nella scrittura.
La saga prende forma.
Sarà molto diversa da L’Anello di Saturno.
Più oscura, più occulta, più veloce. Un labirinto nel quale spero di farvi entrare, divertire e, chissà, uscire diversi.
Alla prossima pagina.