Siamo animali stagionali. Fino a pochi anni fa, cinquemila, circa, noi uomini sapiens, eravamo schiavi della migrazione, ci spostavamo, da landa a landa, navigavamo la terra con la forza dei nostri piedi, in piccole tribù nomadi, alla ricerca dell'eterna primavera.
Le stagioni sono dentro di noi, sono parte di noi, della vita. É come se la stagionalità fosse una manifestazione del decorso naturale di un'opera d'arte.
Pensateci. Tutto nasce con la primavera, lo sbocciare dei fiori, il nascere dei profumi, la nascita di un amore, di un incontro, della magia.
In estate poi, tutto si scalda, l'amore diventa eros, il conflitto battaglia, la potenza del sole accende la vita, ma la brucia, l'intensità della luce che non solo fa esplodere la natura, ma la punisce.
E poi, dopo che l'intensità del sentire si spegne, le lente vibrazioni dell'autunno emergono dentro di noi. I pensieri sull'estate vissuta, la percezione di qualcosa dentro di noi, l'autunno della vita, l'esistenzialismo, l'umanesimo.
Infine, ed è proprio il caso di dirlo, arriva l'inverno. Quello che a breve incontreremo anche noi. Un momento dove il freddo ferma la natura, i pensieri. Un momento in cui tutto rallenta, in cui la dolce neve degli anni, che cade sui capelli d'argento, ovatta il rumore del mondo, e ci culla, verso l'eterno dormire.
Ma ecco che, sotto la coltre di freddo, di bruma e di neve, un bocciolo è ancora vivo. Non solo, è proprio grazie a questo freddo che è riuscito ad accumulare le energie per sbucare fuori, per tornare a vivere! La primavera è tornata! E tornerà sempre. Noi siamo la vita, e la nostra anima, persino il nostro ciclo artistico, trova in questi quattro movimenti un ordine, un senso.
Ognuno di noi è un vettore autonomo, che si muove, certo, tra le stagioni del mondo, ma che ha, dentro di sé, quelle che chiamo le stagioni dell'anima. E a volte, anzi, il più delle volte, queste stagioni discostano da quelle della natura.
In questi cinquemila anni ci siamo evoluti, abbiamo cominciato a coltivare, siamo diventati sedentari, abbiamo costruito strumenti per creare società sempre più stanziali e forti, e il nostro orizzonte degli eventi (cioè la nostra capacità di vedere il futuro) si è espansa oltre la velocità della luce. Sappiamo addirittura quando andare via dal sistema solare prima che il sole ci inghiotta tutti diventando una gigante rossa (per vostra informazione, sono circa cinque miliardi di anni nel futuro, quindi c'è tempo).
Insomma, siamo diventati autonomi dalla natura, ma ci portiamo ancora dentro questi movimenti atavici, questo sentire il ciclo della vita. Soprattutto chi vive in città (io per primo) non si rende davvero conto di quanto la natura cambi con le stagioni. Abbiamo il condizionatore, i termosifoni, la televisione, internet, la realtà virtuale. Tutte cose che ci permettono di fuggire dal presente, dal momento, dalla finestra sul mondo, quella vera, quella che avete accanto, quella fatta di vetro.
Ogni volta che vado dai miei genitori, in campagna, mi rendo conto di quanto sia importante il contatto con la natura, non tanto per una questione etico-filosofica, morale o politica, no. Per una questione umanista, animista, oserei dire.
Stare a contatto con le stagioni, sentirsi abbracciati da esse ci permette di riallineare il nostro mondo interiore con i cicli naturali del caldo, del freddo, del sole e della luna, dell'inverno, dell'estate. Ci fa tornare alla nostra natura, a quell'equilibrio che in fondo giace in tutti noi, ma che tendiamo a dimenticare, così presi da noi stessi e dal nostro mondo interiore.
Mi piace pensare che l'equilibrio, se mai esistesse, non venga raggiunto attraverso un percorso personale di isolamento, ma attraverso la connessione con ciò che ci circonda. Con le Idee, gli uomini e le donne. La vita, la natura. Esularci da essa, pensare che davvero noi siamo come i chip dei nostri smartphone, è limitare la nostra essenza, la nostra natura. Noi siamo vita, e abbiamo bisogno di vita per sentirci bene. Il vento freddo sulle guance, il suono del mare, la neve tra i palmi delle mani, i piedi immersi nel bagnasciuga di giugno, il calore di un falò, il profumo del carbone sul quale il cibo cuoce.
Insomma, spegniamo il telefono e godiamoci questa fantastica parentesi che ci è stata donata, provando ad allinearci con la natura. Sta arrivando l'inverno? E che inverno sia anche per la nostra anima, così da prepararci alla rinascita che, sicuramente, arriverà!
Alla prossima pagina.