Finalmente sono tornato a pieno regime. Giro il Paradiso delle signore, scrivo la saga, seguo le vendite della divina avventura, e vivo la vita.
In questi mesi intensi che hanno prima preceduto il lancio del libro e poi i mesi a seguire, ho imparato tanto. C'è una qualità, nel fare ciò che si desidera, che nessun libro può insegnare. L'esperienza empirica. Il comprendere i nessi tra situazioni e opportunità che a colpo d'occhio sembrano slegate, e invece sono connesse.
Per esempio, ho scoperto che andando "da solo" mi sono precluso la possibilità di fare firma copie del libro e di uscire in libreria. É qualcosa che già sapevo e avevo fatto i conti con questo. Ma poi, vuoi per caso, vuoi per destino, vuoi per fortuna che, come dice Seneca, "è il talento che incontra l'opportunità" ho incontrato un'opportunità, appunto, che ho colto al balzo.
Un'opportunità che mi darà la possibilità di fare tutto quello che non ho fatto finora, senza dover rinunciare al lavoro fatto fino ad adesso. Più avanti vi informerò.
In questi giorni ho scritto il primo lungo capitolo del secondo volume della saga. Pagine strazianti, difficili, che mi prosciugavano mentre le scrivevo. É un'esperienza nuova scrivere una storia in volumi. Perchè quando scrivi un volume singolo, ti poni davanti alla responsabilità di "quando cominciare", ti devi chiedere in quale momento la storia inizia davvero, per evitare di raccontare fatti che non sono inerenti al grande disegno che hai in mente.
Ma quando scrivi in volumi, è diverso. Il secondo volume non può che continuare li dove il primo si è concluso. Ma come vi ho detto, questa storia non è solo una storia d'amore, ma di tempo e di destino. E quindi, anche se il secondo volume continua "lì dove il primo si è concluso", comincia 16 anni dopo. Non preoccupatevi, capirete tutto quando lo leggerete.
Mi chiedono spesso "ma quando riesci a scrivere con tutto quello che fai?". É una domanda complessa, nel senso che ci sono mille modalità di scrittura. C'è la prima fase, cioè lo scrivere "la storia", la struttura. É una fase lunga e cogitativa, che avviene perlopiù tra le fibre dei miei neuroni. Una fase in cui nomi, luoghi, eventi, sono fluidi, indistinti, in cui sono alla ricerca del tema, delle domande, dei miei desideri. Il momento in cui le idee mi vengono in mente e in cui, paradossalmente, non scrivo, proprio per permettere alla mia mente di maturare, di produrre con libertà. Questo lo faccio sostanzialmente sempre, ovunque, persino nel sonno.
Poi, strutturata la storia, passo alla fase creativa. Una fase in cui scrivo letteralmente le scene. In cui piano piano la storia prende corpo e da favola che era, diventa qualcosa di tangibile, in carne ossa, mura e meteo. Questa è la fase più difficile per me, perchè richiede almeno un paio di ore di solitudine, nel quale posso immergermi nella mia fantasia, e creare di tutto punto qualcosa di interessante. Una fase che somiglia alla recitazione, in un certo senso.
Provo a creare ogni giorno, ma purtroppo non riesco, poiché non è facile, considerando la mia fitta agenda, infilare 2 ore di buco di fila. Ma faccio di tutto per farlo e rinuncio a molte altre cose.
Infine, c'è l'editing, il pulire e limare la prosa. Individuare le incoerenze, aggiungere piccoli dettagli, trovare il tono e la voce del narratore e fare in modo che tutto sia consistente su tutta la durata del testo. Spesso faccio questo lavoro nel pomeriggio, tra un momento e l'altro. Il bello di questa fase è che può essere fatta a piccoli blocchi, perchè sono già stati scritti.
Spesso, durante una scena di buco sul set, dopo che ho cambiato costume, mi siedo alla mia scrivania del camerino, e mi immergo, per quanto possibile, nel mondo che sto immaginando.
Mi piacerebbe un giorno dedicarmi esclusivamente alla scrittura, avere uno studio personale, un luogo dove coltivare la mia immaginazione, con libri, legno e il mio fedele computer.
Sono convinto che arriverà.
Alla prossima pagina.