Nel post di oggi, mi soffermo sulla scelta dei nomi dei miei personaggi. Un argomento che può sembrare superficiale ma che riveste una certa importanza. Come affermava Shakespeare, "Che cosa c'è in un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo."
Oppure, un altro testo fondamentale sostiene che "In principio era il verbo".
La parola, dunque, ha un potere antico e profondo: quello di dare vita e di manifestare qualcosa di vero agli occhi altrui. I nomi sono un tentativo di oggettivizzare la realtà e quindi sono lo strumento di comunicazione per eccellenza. Pertanto, ho dedicato particolare attenzione ai significati dei nomi dei miei personaggi, pur cercando di non attribuire un senso a tutto, poiché la vita, l'arte e la bellezza non hanno un senso preciso, ma semplicemente esistono.
In sintesi, da un lato la nomenclatura è la ragion d'essere della realtà, dall'altro è un tentativo superficiale di spiegare tutto. Fatemi sapere cos'è per voi la nomenclatura. Conta? E' importante? Oppure è solo un addobbo?
Iniziamo con Kato, un nome giapponese. Scritto come 加藤, il primo carattere, "加" (ka), significa "aumentare", mentre il secondo, "藤" (to), si riferisce al glicine. Il nome può dunque essere inteso come "glicine che cresce". In alternativa, 加東 ha lo stesso primo carattere e il secondo, "東" (to), che significa "est"; quindi, il nome potrebbe significare "aumentare verso est". Kato è quindi un albero in crescita, che si dirige verso est, alla ricerca della fonte di tutto, della luce e della verità.
Passiamo a Overton, che fa riferimento alla "finestra di Overton", un concetto usato in sociologia che descrive il range di idee o temi ritenuti accettabili nella società. Quando si sposta la finestra di Overton, ciò che era accettabile diventa inaccettabile e viceversa. Overton quindi è colui che continua a modificare la propria visione del mondo, seguendo o spostando la propria finestra di percezione.
Poi ci sono Maya e Govin, due nomi di origine indiana. Maya si riferisce al "Velo di Maya", un concetto che nella filosofia induista indica l'illusione del mondo materiale, che nasconde la vera natura spirituale della realtà. Govin, invece, è un diminutivo di Govinda, un nome sanscrito che significa "colui che porta le mucche al pascolo" e che è associato a Krishna nella mitologia induista.
A volte, un nome si impone e il personaggio si sviluppa attorno ad esso, rendendo difficile per l'autore abbandonarlo. Tuttavia, ci sono momenti in cui è necessario cambiare nomi: ad esempio, Luna, l'amore di Kato, inizialmente si chiamava "Xena", ma il nome richiamava troppo "la principessa guerriera". Allo stesso modo, Rex, l'abile marinaio che "aiuterà" Overton nella sua avventura, ora si chiama "Argo", un nome che suona meno come quello di un famoso cane poliziotto e fa riferimento a una delle più belle storie della mitologia greca, "Giasone e gli Argonauti", che salpano su una nave chiamata Argo alla ricerca del Vello d'oro.
I nomi nel romanzo, dunque, hanno una storia e chiunque voglia approfondire ognuno di essi troverà una motivazione, sia essa emotiva, concettuale, razionale o estetica.
Per concludere, vorrei ribadire che, a mio avviso, la nomenclatura è più un lavoro di studio che di pura espressione artistica. Ho sempre avuto l'impressione che "trovare i nomi giusti" sia un tentativo, vano, di fissare la realtà e dare un senso a questa vita che, come cantava il poeta Vasco Rossi, "un senso non ce l'ha".
A presto per un altro articolo!
Grazie 🙏🌹
Me encanta todo, su portada, ilustración, título del libro, amo estas historias
Muy emocionada esperando el libro para leerlo .
Gracias
Flavio
Sempre bellissimi questi articoli. Molto interessante la scelta e la storia tei nomi dei personaggi! Quando una mamma sceglie un nome per il proprio figlio o figlia, lo fa perché ha sempre amato quel nome da un lato e dall'altro perché quel nome porta in sé una storia, un significato profondo, quasi a voler accompagnare il figlio verso qualcosa di bello che gli porterà fortuna per tutto il suo cammino terreno.
Si, c'è qualcosa di sacro nel dare un nome. E quando si è genitori, il nome contiene in se tanti aspetti, come dici tu, anche di ricordi legati a quel nome, di cosa evoca.
Interessantissimo articolo.
In effetti, ritengo che la nomenclatura rivesta un ruolo di primaria importanza nella stesura di un testo, sia esso un romanzo, un racconto, una novella.
È un modo per identificare dall'origine tutto il corollario di interpreti della narrazione e dare al lettore la possibilità di "vederli" nella propria mente.
È un'operazione che richiede estrema attenzione e accurato discernimento.
Grazie per averlo condiviso!
Si, i nomi sono anche un modo per introdurre concetti senza affondare nella storia, come un suggerimento nascosto