Amore, appartenenza e divinità

Ciao a tutti,

Oggi voglio condividere con voi alcuni dei temi principali del mio libro, "Divina Avventura", che riflettono le questioni che mi hanno sempre affascinato nella mia vita. E penso altri miliardi di esseri umani come me. Questi temi includono il senso di appartenenza, la ricerca della perfezione di cui ho già parlato in un precedente articolo, l'amore e il divino.

"La Divina Avventura" ruota molto attorno al tema del divino, esplorando le complesse relazioni dei personaggi con l'aldilà. Perché chi di noi non si è mai chiesto se un nonno, uno zio, un avo non ci sia ascoltando proprio in questo momento? E non sia lì a guardarci, con un sorriso benevolo, davanti alla nostra "beata ignoranza"?

Nel mondo di Baltica, però, gli uomini possono entrare in contatto con il Divino e accedere all'aldilà anche da vivi, in un luogo chiamato "Eden". Tuttavia, l'Eden nasconde molte sorprese inaspettate. E questo mistero è uno dei pilastri centrali del romanzo.

Tornando a me, io ho ricevuto una formazione "Agnostico Razionalista" che ha influenzato profondamente il mio approccio alla spiritualità. Pur non avendo la certezza razionale dell'esistenza o della non esistenza del divino, riconosco che la spiritualità ha un ruolo importante nella mia vita. Come diceva Woody Allen, "Non ho sposato la prima ragazza di cui mi sono innamorato, perché c'era un tremendo conflitto religioso. Lei era atea e io agnostico". A parte gli scherzi, è un tema che mi sta molto a cuore, e penso che più si cresca più il divino diventi un luogo dell'anima dal quale non possiamo fuggire.

Man mano che la storia di Kato e Overton procede, la realtà dei protagonisti si sgretola, e la crisi spirituale e divina diventa centrale nel conflitto. Il tema del divino si espande, esplorando i limiti della nostra conoscenza e delle nostre aspettative sull'aldilà. Trascendendo nell'unica forma che forse, dico forse, può sfiorare l'assoluto ignoto. La poesia. (Si tratta di una punta brevissima, ma intensa nel romanzo).

L'amore è un altro tema cruciale nel libro, manifestandosi in diverse forme. Esploriamo l'amore tra discepolo e maestro (Kato e Overton), l'amore tra amici (Kato e Argo, Overton e Govin), l'amore tra amanti, corrisposti e non (Kato e Luna, Overton e Maya) e l'amore per sé stessi e i propri desideri, che nasce dalla fonte inesauribile della nostra anima.

Tuttavia, vorrei sottolineare che, nonostante i temi spirituali e metafisici, la narrazione è ricca di azione e avventura. Perché per me, la lettura deve essere prima di tutto un viaggio emozionante per la fantasia.

E infine, c'è il senso di appartenenza, che tanto mi è mancato, essendo io cresciuto straniero in due mondi. Ma a prescindere dalla nazionalità, sono sempre stato un solitario e forse, in fondo, essere straniero non mi dispiace poi così tanto...

Ecco qua. Oggi è stato un po' più denso del solito. Ma il bello è la diversità, no?

Spero che "La Divina Avventura" vi permetterà di scoprire insieme a me questi temi affascinanti, e vi trasporterà nelle emozioni e nelle sorprese che ho vissuto e che vi attendono in questo mondo fantastico.

Alla prossima,

Flavio

Come ho rovinato il finale di "I soliti sospetti" ad un amico

Gli spoiler sono un argomento delicato e molto discusso nella cultura popolare. Molti fan di film, serie televisive, libri e giochi da tavolo cercano di evitare i spoiler per godersi appieno l'esperienza narrativa. Anche se può essere tentante discutere delle trame e dei finali con gli amici, è importante fare attenzione a non rovinare l'esperienza per gli altri.

Esistono addirittura regole non scritte sui social media che i fan seguono per evitare di rovinare le trame delle loro storie preferite. Ad esempio, molte persone usano hashtag come #spoiler o #nospoiler per segnalare i loro post e proteggere coloro che non hanno ancora visto o letto la storia in questione.

Ora vi racconterò cosa mi è successo con "I soliti sospetti".

Mentre discutevo del film con un gruppo di amici, mi vantavo di aver già capito il finale grazie ai miei studi sulla sceneggiatura. (Purtroppo, conoscendo i meccanismi narrativi, diventa facile individuare i segnali che anticipano un colpo di scena... anche se devo ammettere che "I soliti sospetti" e "Il sesto senso" hanno finali davvero sorprendenti. Ecco a seguire il trailer de il sesto senso. E anche un pensiero per Bruce Willis e per quello che sta passando. Sigh.

Tornando alla mia esperienza, ho involontariamente rivelato il finale ad un mio amico. Dei "Soliti Sospetti". Ricordo che era durante una vacanza, ero tornato a casa mia a Milano, dove i miei genitori vivevano mentre io stavo in Collegio in Francia. Discutevamo animatamente dei migliori film che avevamo visto, e dopo aver svelato il finale del finale, un caro amico mi ha detto che non aveva ancora visto il film. Come mi sono sentito in colpa! Gli avevo rovinato uno dei finali più belli del cinema! Non voglio fare lo stesso errore con voi, ma voglio comunque fornire una breve anteprima del mio romanzo di esordio, "La Divina Avventura", senza spoiler.

Il protagonista della storia è Kato, un uomo che cerca la perfezione e la conoscenza attraverso l'insegnamento della spiritualità. Quando il suo Dio gli offre la possibilità di diventare perfetto se riesce a trovare e portare indietro a Baltica (la sua città) un ragazzo di nome Overton, Kato accetta la sfida e parte alla ricerca del ragazzo nel deserto. La storia diventa un viaggio fantastico, con i personaggi che affrontano insieme numerose avventure, tra cui l'ascensione verso l'Eden e la scoperta dei segreti che si nascondono dietro la creazione della città perfetta di Baltica. Tuttavia, le verità che scopriranno cambieranno tutto... Mi fermo qui, per ora.

E voi, avete mai rovinato il finale di un libro o di un film a qualcuno? Oppure vi è stato rovinato il finale di una storia? Se conoscete un film con un grande finale inaspettato scrivetelo nei commenti!

Al prossimo articolo.

La vita è un palcoscenico

"Tutto il mondo è un palcoscenico, donne e uomini sono solo attori che entrano ed escono dalla scena."

Come Shakespeare ha saggiamente osservato, la vita è un palcoscenico e noi tutti siamo gli attori. Ognuno di noi ha i suoi personaggi interiori, piccoli o grandi, ognuno con i propri conflitti, obiettivi e amori. Anche se può sembrare che siamo solo una comparsa nella vita degli altri, in realtà, possiamo essere l'antagonista, l'amante o qualsiasi altro personaggio che si possa immaginare.

Ricordo i miei anni al collegio e in particolare le persone con cui ho condiviso quel periodo della mia vita, come Francois. Con lui condividevo la passione per la musica e passavamo ore a scrivere gli spartiti di "Friday night live in San Francisco" ad orecchio. Se volete ascoltarlo è un capolavoro:


Grazie a Francois, ho fatto la mia prima esibizione sul palcoscenico. Studiavo la chitarra con lui e mi ha convinto a esibirmi al festival di fine anno del nostro collegio. Ho deciso di cantare "Tears in Heaven" di Eric Clapton. Questo titolo, per intenderci:

Allora, quando sono entrato in scena, il microfono è caduto e sono stato deriso da tutti i miei amici in platea. Nonostante la situazione imbarazzante, ho deciso di continuare a cantare, spingendo la canzone con tutta la mia forza, anche se poi mi sono messo a piangere quando è finita, dallo stress.

Quella notte è stato il mio battesimo sul palcoscenico, non dei migliori diciamo.

Nella scrittura affronto i personaggi allo stesso modo. Og nuno di loro è protagonista della propria storia, ma anche utile alla storia degli altri, come Kato e Overton, i protagonisti del mio libro. Ci sono anche altri personaggi come Luna, Argo, Maya e Govin, che costellano la trama e le cui relazioni sono complesse e si sviluppano nel corso della storia. Kato è il personaggio principale che cerca di trovare Overton e portarlo a Baltica, Luna è la donna che Kato ama e per la quale vuole diventare perfetto, Argo è un discepolo fallito ma anche un vecchio amico di Kato, mentre Maya e Govin diventeranno amici di Overton a Baltica. Insieme, i tre affronteranno un'avventura a dir poco indimenticabile.

Come vedete le relazioni tra i personaggi del mio libro sono complesse e influenzano la trama in molti modi. Le loro azioni e scelte hanno un impatto sulla vita degli altri e il loro sviluppo personale è strettamente legato alle relazioni che costruiscono.

Come nella vita reale, ogni personaggio è un protagonista della propria storia, ma anche parte della storia degli altri. Le relazioni che si sviluppano tra i personaggi influenzano il loro percorso e determinano il loro destino. Ogni personaggio ha i propri obiettivi, i propri desideri e le proprie motivazioni, che possono essere in conflitto con quelli degli altri. Questo crea una tensione nella trama e rende la storia più interessante.

In conclusione, la vita è un palcoscenico e noi siamo tutti gli attori.

Uno, nessuno e centomila

(Vi ricordo che l’articolo può anche essere ascoltato, narrato da me, basta cliccare “il play” proprio qui sopra)

Siamo uno, nessuno e centomila, diceva uno. Oppure era nessuno? No, Pirandello era più di centomila, sicuramente.

Che intendeva dire con questa frase?

Che dentro di noi si nascondono infinite possibilità, infinite personalità, che emergono o si nascondono a seconda di chi abbiamo davanti, come ad esempio uno specchio, un genitore o uno sconosciuto. Siamo sempre diversi, ma siamo sempre noi stessi.

Poi, non parliamo del mio caso: frequento anche personaggi personalmente (recitare in fondo è questo).

Schizofrenia portami via.

Ogni volta che vedete un personaggio in TV o al cinema che io interpreto, quello sono io. Sono davvero io. Perché siamo tutti, uno, nessuno e centomila.

Ed è così anche con i personaggi che scrivo. Alla fine, ogni personaggio rappresenta un lato dello scrittore, una manifestazione, neanche troppo nascosta, del suo desiderio di essere o di fare. I personaggi sono il profondo desiderio di vita dell'autore e sono anche la parte più importante di un romanzo.

Personalmente continuo a leggere una storia perché voglio sapere che fine faranno i personaggi. Mi voglio affezionare a loro, arrabbiarmi con loro, urlargli di non andare da quella parte, ma tanto non ascoltano mai. Non ascoltano neanche l'autore, peraltro.

Spesso, infatti, mi capita quando scrivo di dover sottostare alle volontà del personaggio, anche andando contro alla struttura narrativa. Contro la storia!

È un momento divertente, confuso, ma bellissimo…

Oggi vi parlerò dei due protagonisti del mio libro: Kato, un vecchio uomo alla disperata ricerca della perfezione per amore, per stare nell’eternità con la donna che ama. E Overton, un giovane orfano cresciuto nel violento deserto.

Il primo è un uomo zelante, saggio, ma incapace di raggiungere la perfezione e non sa perché. Il suo cammino sarà nei meandri dell'anima, e il suo risveglio avverrà con la scoperta di domande che non hanno risposta.

Overton, invece, parte dai meandri della terra, dalla rabbia e dalla solitudine, e il suo cammino sarà un'ascesa verso il sole, verso la luce, attraverso le difficoltà dello stare insieme agli altri.

Complementari, opposti, uno, nessuno e centomila.

Ecco chi sono Kato e Overton.

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La routine dell'artista

L'artista dovrebbe fuggire dalla routine, dalla monotonia che rende facilmente prevedibile la vita. Dovrebbe essere alla ricerca dell'ignoto, di mondi inesplorati e avventurarsi nella foresta della vita per trovare gemme preziose da portare al villaggio. Di sera, dovrebbe raccontare delle sue meravigliose avventure ai suoi concittadini che hanno cucinato il pane, lavorato e partecipato alla collettività. Questa dovrebbe essere la funzione dell'artista: fuggire dalla routine.

Eppure, la "routine", come viene chiamata, è una parte essenziale del processo artistico. È quasi come quelle credenze antiche che ci perseguitano. Quante volte abbiamo temuto, anche solo per un momento, che fosse vero che un gatto nero che ci attraversa la strada ci avrebbe portato sfortuna? O che passare sotto una scala cambia la direzione degli eventi? La routine somiglia a questo, è un modo per richiamare una parte di sé alla vita, per riprodurre attraverso uno schema prestabilito, un canale creativo. Ognuno di noi ha una routine, non solo gli artisti. La vita ha una sua routine, dal ciclo delle stagioni al ciclo della vita e della morte.

Per quanto riguarda, in maniera concreta, il mio flusso creativo, devo dire che la risposta più attendibile è un gran “dipende”. Dipende da cosa sto scrivendo. La poesia, per esempio, è un momento fugace, che mi attraversa, come un pensiero, un intuito che subito prende forma. Ma il romanzo è una bestia diversa, ben più voluminosa, e per essere domata, richiede disciplina. “Bisogna scrivere tutti i giorni”, “Bisogna fare la struttura” “bisogna scrivere le biografie dei personaggi.” Se andate in giro a cercare consigli su internet, scoprirete prima di tutto che avete un tumore, e poi che scrivere è un mistero che nessuno ha risolto. Semplicemente perché l’arte non è un’equazione. Non è un gioco con un vincitore. É condivisione. L’arte è la storia di due anime che si incrociano, il tempo di un’emozione.

“Si Flavio, grazie, ma la tua routine?”

Allora… Quando sono in fase “scrittura creativa”, mi sveglio, faccio una partita a scacchi online per svegliare la mente, mi faccio la mia mega tazza di caffè e scrivo (a mano) senza fermarmi per un'ora e mezza, con le mie cuffie isolanti e la musica adatta al tema che devo affrontare.

Scrivo ogni giorno, 1000 parole al giorno, un’ora e mezza di creatività giornaliera è tantissimo, di più non riesco. Ma prima organizzo una struttura, anche fragile, ma che abbia la forza di mantenere alto l’interesse nello scoprire il mio mondo interiore.

E poi, nel tempo libero, organizzo le idee, collego i neuroni tra di loro ascoltando il silenzio, lascio che l’inconscio cuocia a fuoco lento le mie intuizioni.

E poi, c’è “La tecnica della pizza.” Ve la spiego in breve. Per come la vedo io, una storia è come la pasta madre della pizza. Parte da un aneddoto, da una frase, e poi, piano piano, lievita, fino a diventare, se uno è un bravo pizzaiolo, il cuore di un ristorante, di un intero mondo le ruota attorno. Quindi io cucino quella piccola frase iniziale in qualcosa che mi stupisce, in un viaggio verso delle risposte, o forse, altre domande che io non conoscevo. Quello che conta, almeno per accendere i motori, è una frase che vi colpisca, che vi intrighi, e che vi porterà chissà dove.

Nel caso del mio romanzo, la frase che mi ha provocato un sussulto è stata una frase terribile, così attuale da farmi tremare i polsi. Il viaggio che ho intrapreso per trovare le risposte, invece, mi ha portato ben al di là di ogni aspettativa…

Ma questa è un'altra storia.

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Come nasce l'ispirazione?

Quante volte vi è capitato di essere attraversati da una sensazione, da una musica o un’immagine, solo per scoprire che l’avevate vista o sentita da piccoli ed era rimasta sepolta dentro di voi fino al giorno in cui, per un motivo misterioso, è riemersa?

L’ispirazione. Che cos’è? Da dove viene? Come molti artisti sanno, l’ispirazione nasce da mille luoghi e nessuno insieme, è un fenomeno conscio e inconscio, culturale e soprattutto, personale.

Sono cresciuto straniero in due mondi. Sempre un po’ fuori dal branco. Ero quello che da bambino veniva preso in giro ed era troppo sensibile per replicare. Non sono né italiano, né francese. Quando vivevo a Parigi, ero Flavio l’Italiano, ma quando arrivai a Milano, ero il francesino. Sono cresciuto così, forgiato in una personalità difficile, guidato dai miei genitori verso quella strada dove non devo nulla a nessuno e sono sensibile verso tutti. Questi aspetti della mia personalità, pregi e difetti, sicuramente si sono riversati nella mia storia e nei miei personaggi. La nostra anima guida l’ispirazione e l’ispirazione guida la mano.

Ho cominciato a leggere sin da piccolo, uno, due libri alla settimana. Ricordo che da adolescente, in spiaggia in Liguria, invece di giocare a pallone con gli altri sul bagnasciuga, leggevo Isaac Asimov e Luciano De Crescenzo con ancora la maglietta addosso, perché mi vergognavo. Non a caso, a fine vacanza, quando tornavo in collegio, ero più bianco di quando ero partito. Sono uno straniero nell’anima.

Le mie influenze letterarie sono tante, Italiane, Francesi, Americane. I romanzi di Jules Vernes e di Hermann Melville, in particolare Moby Dick, sono stati fonti importanti di ispirazione per la parte di avventura del libro. Il "Siddharta" di Herman Hesse è stato un libro che mi ha colpito profondamente e ha influenzato l’aspetto spirituale del libro, ma non solo. Dopo quel libro, ho cominciato il mio percorso spirituale. Ho divorato Asimov, Dick e Bradbury, adoro la fantascienza. Quella vera, quella filosofica. Senza alieni, astronavi o robot, ma tanta umanità. Amo anche il fantasy da Tolkien a Rowling, e quindi molte delle mie idee e situazioni che mi vengono in mente sono inevitabilmente derivate da queste fonti.

Poi c’è il cinema. I film che mi hanno plasmato l’immaginazione, da Kubrick a Hitchcock, da Spielberg a Verhoeven. E poi ci sono i cartoni animati. Giapponese, Anime, “Ken Shiro”, “Naruto”, “Death Note”, “Neon Genesis Evangelion”. Quando a 6 anni vivevo a Orsay (Vicino a Parigi), ricordo che c’era un VHS in casa con dentro un cartone animato cinese, in lingua originale, sottotitolato in inglese. Non capivo niente ma l’avrò guardato decine e decine di volte. E quando lo rivedo ora, riscopro quanto nel profondo mi abbia influenzato e ispirato. Per chi fosse curioso, eccolo :

Essendo stato anche un attore teatrale, mi piace prendere spunto da Shakespeare e dai grandi poeti. Soprattutto per i personaggi. Ho letto Molière, ho recitato Cechov, persino un inedito di Tolstoj. Recitare mi ha regalato una porta speciale nella mente dei grandi drammaturghi (penso che ne scriverò un articolo a sé per questa cosa).

Spesso, nel libro, infilo piccole citazioni come a ringraziare i giganti che mi hanno preceduto, poi le cancello perché non portano avanti l’azione.

Sono sicuro che la maggior parte delle influenze che mi guidano sono ancora sepolte dentro di me, e non vedono l’ora di manifestarsi. Ma intanto, mi hanno forgiato in modo così profondo da essere indivisibili dalla mia anima.

Come ho scoperto il mio romanzo

Ciao a tutti,

Oggi vi parlo del genere letterario del mio romanzo e di come ho deciso di classificarlo. Quando ho iniziato a scrivere, non avevo un genere specifico in mente, volevo solo stupirmi andando alla ricerca della storia che avevo dentro di me. Scoprirmi.

Man mano che la storia si sviluppava, però, ho realizzato che sarebbe stato un romanzo di formazione, e che il genere principale del mio libro era il fantastico. Tuttavia, a differenza del fantasy americano, il mio fantastico non sarebbe stato magico, ma spirituale. Ci sono molte influenze di tradizioni spirituali orientali e occidentali che si concentrano sulla ricerca della perfezione, della purezza e dell’onestà. Questi sono temi che mi sono molto cari. Nella mia vita, le ferite più profonde venivano spesso dalla paura di non farcela, oppure da bugie.

Il secondo genere del mio libro è l'avventura. Poiché il romanzo si svolge in un mondo fantastico, c'è molto spazio per l'esplorazione e il viaggio. La storia segue i protagonisti in un'incredibile avventura attraverso terre sconosciute, ci sono mongolfiere, barche e pericoli ovunque. Ricordo che da piccolo, per me l’avventura di un romanzo era il cuore, il fulcro. Volevo viaggiare con la mente, forse fuggire.

Infine, il terzo "genere", se così si può chiamare, è quello spirituale. Questo aspetto si riferisce all'approccio dei temi della storia e anche ai suoi personaggi, che hanno una forte caratteristica spirituale. La relazione tra maestro e allievo è una colonna portante del mio libro, e ho tratto ispirazione dalla tradizione dei Veda per questo aspetto. Vengo da una famiglia agnostica/razionalista, ma non per questo priva di spiritualità, anzi. Sono cresciuto a pane e mitologia greca, e più avanti, ho adorato i Veda, che sono i testi sacri che si dice siano la prima manifestazione filosofica dell’umanità. Ve li consiglio.

Insomma, classificare il genere del mio romanzo non è stato facile, ma credo che questa combinazione di fantastico, avventura e spiritualità si sposi bene con la storia che avevo dentro, e forse con me come persona. Se vi vengono in mente dei libri simili a quello che vi ho appena descritto, per favore fatemi sapere nei commenti!

Grazie per avermi letto e come sempre condividete!

Il processo creativo

Ciao a tutti,

in questo articolo, vorrei condividere con voi il processo creativo che ha portato alla genesi del mio romanzo. È stato un viaggio affascinante, pieno di ispirazioni, difficoltà e momenti di gratificazione.

Tutto è iniziato il 1° gennaio del 2022, in una fredda giornata d’inverno. Camminavo per Villa Borghese e la mia mente ha immaginato una città bianca sulle sponde del mare Baltico, e questo è stato il punto di partenza per la mia avventura creativa. Sapevo che volevo scrivere una storia interessante, ma non avevo ancora una chiara idea di dove sarei andato a parare.

Per trovare l'ispirazione, ho iniziato a volare con la fantasia e a esplorare diverse idee. Una di queste era quella di scrivere la storia di un uomo che perdeva man mano i suoi sensi, ma non mi sembrava abbastanza coinvolgente per le mie aspirazioni. Ho deciso di concentrarmi sui temi che mi interessavano di più, in particolare la morte e l'aldilà.

Ho iniziato a studiare come ogni religione affrontava la morte, e questo mi ha portato a esplorare il mondo fantastico nel quale avrei ambientato la mia storia. Non avevo ancora la trama, i personaggi o la morale, ma ero molto curioso di esplorare l'immaginario collettivo e di apprendere nuove cose.

Leggendo saggi sul tema, ho letto l’approccio che le religioni hanno con l’aldilà e con l’anima, ho anche sorvolato il transumanesimo, un movimento che si concentra sul superamento delle limitazioni umane attraverso la tecnologia. Ho letto un saggio di 900 pagine chiamato "The Transhumanism Handbook", che, sebbene tecnico, mi ha aiutato a definire meglio una parte il mio mondo fantastico, soprattutto riguardo all’approccio moderno di temi antichi come la morte e la perfezione.

Il processo creativo è stato pieno di alti e bassi. All'inizio, ero entusiasta di avere così tanta libertà, ma mi sentivo anche smarrito senza una direzione chiara. Ho superato queste difficoltà leggendo ancora di più, esplorando nuovi argomenti e recintando piano piano il mondo fantastico.

Infine, i momenti più belli sono stati quando la storia si è fatta chiara nella mia mente, e ho iniziato a scrivere i primi rantoli su fogli bianchi. Niente di chiaro, ma era l’inizio. Sono stati momenti di grande gratificazione, sapendo che stavo creando qualcosa di unico e personale.

In sintesi, il mio processo creativo è un viaggio di scoperta, esploro nuove idee e approfondisco i miei interessi. Spero che questo articolo possa ispirare altri autori a perseguire le proprie idee e creare qualcosa di unico e personale.

E voi, quale è stato il vostro processo creativo nella scrittura di una storia o di un progetto artistico? Quali sono stati gli ostacoli che avete incontrato e come li avete superati? Condividete la vostra esperienza nei commenti, non temete a rispondere agli altri, questo luogo serve proprio a questo.

Scritture e Passioni

Oggi voglio presentarmi e spiegarvi un po’ come è nata la mia passione per la scrittura e l'arte in generale.

Sono nato a Parigi il 19 maggio del 1979 e, sin da giovane, ho sempre avuto una forte attrazione per la lettura e la scrittura. I miei genitori mi hanno educato alla lettura fin da piccolo e ricordo con piacere i primi tentativi di scrivere storie e fumetti. Ho divorato libri per anni.

Quando sono arrivato in Italia all'età di 8 anni, non parlavo italiano, ma ho imparato rapidamente la lingua grazie all'educazione ricevuta. Ho continuato a coltivare la mia passione per la scrittura durante il mio percorso di studi, che mi ha portato alla scuola del Teatro Stabile di Genova. Lì ho scoperto la mia passione per il teatro e ho intrapreso la carriera di attore, che mi ha portato successivamente a Roma, dove ho partecipato a molte serie televisive di successo.

Tuttavia, parallelamente alla mia carriera come attore, ho sempre coltivato la mia passione per la scrittura, producendo sceneggiature e Webseries. Circa 4 anni fa, ho deciso di scrivere il mio primo romanzo, un thriller di fantascienza, ma purtroppo non sono riuscito a trovare un editore. Non mi sono arreso, e 14 mesi fa ho iniziato a scrivere un secondo romanzo, l’oggetto di questa newsletter.

Questa newsletter vi introdurrà, passo a passo, alla pubblicazione del mio romanzo, parlerò di tutto, svelerò le mie ispirazioni, le musiche che ascolto durante la scrittura, le mie routine quotidiane, i temi principali del libro, le relazioni tra i personaggi, condividerò con voi la copertina, estratti del romanzo, i miei libri preferiti e tanto altro.

Spero che questo percorso vi appassioni tanto quanto ha appassionato me.

Grazie per avermi dato l'opportunità di condividere con voi la mia storia.

Per condividere questo articolo, basta cliccare sul pulsantini alla fine.

Pensavo di pubblicare due articoli a settimana, uno il lunedì e uno il giovedì, secondo voi sono giorni adatti? La frequenza è sufficiente? Preferireste più articoli, oppure in altri giorni? Fatemi sapere nei commenti.

Un saluto,

Flavio

La perfezione: un viaggio verso l'anima

Oggi ti parlerò del tema del libro, almeno, uno dei temi. Sono tanti. Non sarà un breve romanzo, diciamo che sarà una storia “sostanziosa”, che, come ti avevo detto, verterà sul genere dell’avventura, del fantastico e della spiritualità.

Uno dei temi principali è la ricerca della perfezione, e cosa si è disposti a fare per raggiungerla. Ovviamente, nel mio mondo fantastico, le cose sono diverse dal nostro banale quotidiano. La perfezione è qualcosa di concreto, di raggiungibile, che ha un significato preciso, legato alla purezza dell’anima, all’onestà, alla verità. La perfezione, nel mio mondo, è oggettiva.

Ma nella nostra realtà non è così, lo sappiamo bene.

Personalmente, io sono piuttosto incline a chiudermi verso un percorso di assoluta perfezione, a perdermici anche. Una volta, mentre mi pettinavo allo specchio, avevo 17 anni, ero in collegio, stavo mettendo a posto bene i miei capelli e mi resi conto che stavo facendo molto di più di quanto gli altri avrebbero notato. Cosa sarebbe cambiato se avessi spostato il capello verso la riga destra o quella sinistra? Nulla. Almeno negli occhi degli altri, ma non nei miei. Per me, quel capello era una montagna, e non potevo fare a meno di notarlo.

Ecco, credo che la ricerca della perfezione sia, prima di tutto, una sensazione personale, un motore che ci spinge ad occuparci di noi, più che degli altri. Forse nella ricerca della perfezione è insito un profondo egoismo, che muove l’anima, che muove l’artista. Quindi cosa dovremmo fare? Seguire la perfezione oppure accontentarci ed essere felici? Non è una risposta facile.

Per me la scrittura è la punta massima della mia espressione, è qualcosa che deve resistere al tempo, e che, come un materiale pregiato, deve migliorare con gli anni. È qualcosa che merita la mia perfezione, almeno, la mia ricerca di perfezione.

E per te? C’è qualcosa che ti spinge alla perfezione? Ti sei mai persa/o nella ricerca del dettaglio, inutile agli altri?

Commenta pure sotto. E se ti viene in mente qualche idea su cosa potrei condividere per il prossimo post, scrivila, sarò felice di rubartela 😀

Continua

Un tuo soffio
Mi accende
Mi brucia.
Ti sfioro col pensiero
E mi travolgi
Con un niente.
Ho fisse nella mente
Voglie continue di te.
Continua.