Ricordo una delle prime regole sulla scrittura che ho appreso: non fare mai editing mentre stai scrivendo. Prima completa la stesura, e poi perfezionala. Come diceva Hemingway: "Scrivi da ubriaco, fai editing da sobrio". Anche se non seguo alla lettera il consiglio di Hemingway sul bere, l'importanza dell'editing è indiscutibile.
L'editing è il processo che trasforma il brutto in bello, come si direbbe a scuola. La scrittura di un romanzo passa attraverso diverse fasi, ognuna delle quali viene analizzata criticamente, dall'idea iniziale fino al libro finale. Si fa l'editing sulla struttura della storia, sui personaggi, sulle descrizioni e persino sui segni di interpunzione. La sfida è sapere quando fermarsi per non esagerare, perché la perfezione è un prodotto del controllo, e raramente il controllo emoziona davvero.
Attualmente, il mio manoscritto è nelle mani di un editor professionista, Federico, che sta correggendo i miei errori. È un editing formale che tiene conto del mio lavoro e cerca di seguire la mia direzione. Immagino la difficoltà che Federico deve affrontare nel confrontarsi con la mia creatività in uno stato grezzo. Ovviamente, prima di arrivare a Federico, il testo è stato analizzato a fondo, scritto e riscritto, ma arriva il momento in cui è necessario l'intervento di un occhio esterno, che non conosce le fatiche e le vicissitudini in cui l'autore si è immerso.
Questo mi porta a riflettere su una discussione che ho avuto con un amico avvocato. Eravamo a Villa Borghese, in un incantevole bar vicino al lago, sorseggiando un caffè, e ci chiedevamo quale fosse la differenza tra "la bella" e "la brutta". Abbiamo scoperto di essere d'accordo nel considerare "la bella" non come la versione "pulita" della brutta, ma come una scrittura ex-novo, che emerge dalla brutta come una fenice dalle ceneri. Invece, altri al tavolo sostenevano che "la bella" non fosse altro che "la brutta" privata dei suoi difetti.
E voi, cosa ne pensate? Condividete la nostra visione o ritenete che "la bella" sia semplicemente "la brutta" migliorata?
L'arte dell'editing è un equilibrio delicato tra migliorare e conservare l'autenticità della voce dell'autore. Trovare il giusto compromesso tra queste due esigenze è fondamentale per la riuscita di un'opera letteraria. In ultima analisi, l'obiettivo dell'editing è quello di rendere il testo il più comprensibile, coinvolgente ed emozionante possibile, senza perdere la sua essenza originale.
Non vedo l'ora di condividere con voi i risultati del lavoro di Federico sul mio manoscritto e di continuare a discutere delle sfide e delle gioie del processo creativo.
Se avete domande, curiosità o suggerimenti riguardo all'editing o alla scrittura in generale, non esitate a condividerli con me e con gli altri lettori. Sarebbe interessante ascoltare le vostre esperienze e imparare gli uni dagli altri.
Alla prossima,
Flavio
🙏
La bella è una rinascita della brutta ....
Mi hai fatto ricordare quando da piccola nei temi svolgevano la brutta copia ....brutta in quanto colorata di errori e pensieri farfuliati....
Nel realizzare la bella copia cercavo di pulire gli errori facendo rinascere il mio pensiero da essa più limpido possibile....
Ma alla fine era un tutt'uno🙏
Probabilmente perché io sono entrambi ....la bella copia della mia brutta copia e viceversa!!!
Grazie anima bella
🌹🙏
Quando mi chiedono che lavoro stia facendo adesso (ne ho cambiati un po’ e mi sa che mi toccherà farlo di nuovo, a malincuore) rispondo “il riscrittore”.
Come dici tu, la ricerca della perfezione, implica il lavoro artigiano di infilare le parole come perle di una collana. Devono essere della stessa misura, forma, lucentezza. Il filo non deve essere né troppo teso né lento. Si deve scegliere una bella chiusura che si armonizzi sia con le perle che con la persona. Avere uno o più occhi esterni è importante anche se la prima reazione è sempre un po’ di stizza… o almeno prima provavo stizza.
Poi assistetti a una lezione di Nicola Lagioia che rispose alla domanda “secondo te quando si può considerare finita un’opera?” con la serafica (e velocissima) frase “difficile a dirlo. Io la ferocia l’ho riscritto 133 volte. A un certo punto bisogna consegnare”.
133 volte. Nicola Lagioia.
In classe è calato il gelo… io ho lanciato la stilo dalla finestra.