La struttura della fantasia

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Come vi ho già accennato in passato, sono un po' un misto di umanesimo poetico e Nerdaggine infernale. Amo volare con la fantasia, leggere i classici dell'800 e giocare ai videogiochi. Sin da quando mio papà mi ha portato a casa il primo computer, è stato amore a prima vista. Ancora oggi, me li assemblo da solo.

Ma veniamo al dunque: come scrivo le mie storie?

Inizio con un brainstorming senza limiti e senza strutture. Immagino cose che mi piacerebbe scoprire, viaggio con la fantasia. Poi, piano piano, mi faccio un'idea del mondo, comincio a pensare a cosa è successo, immagino la gente, come si veste, le arti che ascoltano, i loro valori, i loro desideri. Quando ho un'immagine più o meno chiara, comincio a pensare alla storia. Rimango molto generico, ma cerco di trovare un obiettivo, qualcosa che il mio protagonista deve raggiungere. Qualcosa che sia conflittuale, ma bello.

A questo punto, comincia la fase di strutturazione della storia. Strutturo tutto fino al paragrafo. Sì, lo so, sembro pazzo! Dopo tre mesi di lavoro, ho una struttura definita che mi indica quello che succede con una cadenza di "paragrafo". La bellezza di 500.

Poi comincia la fase di scrittura creativa. Io preferisco scrivere a mano, usando il mio fedele Remarkable, un foglio digitale, in modo da risparmiare preziosa carta. Ogni giorno scrivo i paragrafi che mi sono dato, circa 5 al giorno, fino a che, dopo 100 giorni, ho la prima stesura. Che fa schifo.

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Ma a questo punto ho una mezza idea di cosa sia la storia che voglio raccontare. Quindi cosa faccio? Butto tutto e ricomincio da capo, con la conoscenza acquisita. Riscrivo la struttura, riscrivo i capitoli, riscrivo tutto e pesco, quando serve, qualcosa di buono che era nato durante la "brutta".

A questo punto, dopo un milione di giorni e mal di schiena a gogo (scrivere fa male alla schiena, sappiatelo), ho una seconda stesura decente, che fila diritto al mio editor di fiducia (di cui vi parlerò un giorno. Genio.)

É così che ho immaginato il regno di Baltica, una città cinta di bianche mura, una società pacifica, alla ricerca perenne della perfezione, sempre in contemplazione dell'Eden. É così che ho immaginato il mio narratore, un uomo anziano e imperfetto, ed è così che ho immaginato il mio giovane protagonista, un orfano violento, cresciuto nel deserto. Ma questa, si sa, è un altra storia.

Infine, vorrei lasciarvi un consiglio personale: non esiste un metodo di scrittura perfetto. Ognuno ha il proprio stile e il proprio modo di lavorare. Ciò che conta è trovare quello che funziona meglio per noi e che ci consente di raggiungere i nostri obiettivi. Non abbiate paura di sperimentare e di provare cose nuove. La scrittura è un'arte che richiede tempo, pazienza e dedizione, ma anche un po' di follia e di fantasia.

Articolo scritto da  Flavio Parenti
Sono un attore, scrittore e regista nato a Parigi e cresciuto in Italia. Ho lavorato in film, serie TV e teatro, collaborando con registi di fama internazionale. Sono appassionato di storytelling e amo sperimentare con diverse forme d'arte per raccontare storie.
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