Recensione di IrisNoir_Blog
Per me è stato un vero piacere aver avuto la possibilità di leggere il romanzo d’esordio di Flavio Parenti; un fantasy che al suo interno racchiude molto più di questo. Quelle di La divina avventura sono state pagine all’insegna della formazione, dell’importanza di ascoltarsi e ascoltare gli altri, informarsi, documentarsi, viaggiare non attraverso i mondi ma in ogni angolo del nostro animo, dove risiede qualunque dubbio da chiarire e dissipare, qualunque emozione che necessita di essere tirata fuori e vissuta a pieno. Mi sono piaciute le tematiche e come sono state sviluppate, la tecnica narrativa scelta da Flavio per parlarci di questa avventura, come sono stati descritti i suoi personaggi e tutto ciò che li circonda; in ogni pagina è ben accentuato lo studio meticoloso dell’autore. Un fantasy che ad un certo punto non lo è più, o almeno non solo. Ci parla di apparente perfezione, di paura, di persone troppo volubili e istanti di vita intensi, di costante ricerca…una ricerca che porterà inevitabilmente alla parte più importante di essa: un viaggio dentro di sè, il ritrovamento di se stessi.Questo romanzo ha la capacità di farti interrogare su ogni aspetto della tua vita, che riguardi relazioni strettamente personali o interpersonali, su ciò che c’è dopo di essa, e maggiormente ti fa domandare: sto davvero vivendo questa vita a pieno, come merita di essere vissuta?La scrittura di Flavio è ben articolata; la tecnica narrativa da lui scelta è sia quella della prima persona che quella della terza e devo ammettere che entrambe queste scelte, seppur (suppongo) molto complesse da concretizzare per uno scrittore, sono state ben bilanciate da Flavio. Grazie alla narrazione in prima persona, infatti, riesci a relazionarti meglio col protagonista di questa avventura; riesci a capire i suoi dubbi che ad un certo punto diventano anche i tuoi, i suoi timori, la sua gioia…ogni tipo di emozione, piccola o grande, bella o brutta che sia, entra in contatto con l’io lettore. La terza persona, invece, molto spesso mi ha fatto sentire come se la me protagonista della storia fosse nascosta da qualche parte a seguire le vicende degli altri personaggi presenti in La divina avventura. Non ho sentito il bisogno di giudicarli, sono rimasta lì semplicemente ad ascoltare e questo ascolto è stato formativo. Molto interessanti, inoltre, le descrizioni dei luoghi che il lettore conosce leggendo questo romanzo; non manca nulla che impedisca di pensare di essere proprio nel luogo descritto da Flavio e questo mi ha sicuramente permesso di capire al meglio le situazioni che stavano vivendo i nostri protagonisti.Le tematiche trattate sono tante e possono essere racchiuse, la maggior parte, in queste semplici ma importanti domande: Quanto è fragile e suscettibile l’animo dell’essere umano? Quanto è facile, per tutti noi, cadere in qualche insidia? E soprattutto: Quanto è cambiato, negli ultimi tempi, il modo di vivere, percepire, sentire e condurre la propria vita? Far riferimento a ciò che tutti noi abbiamo vissuto durante il periodo della pandemia, all’infinità di notizie che ci sono giunte da ogni dove e che ci hanno portato a “schierarci” da una parte piuttosto che dall’altra, o all’evoluzione tecnologica, all’avvento dei social media e all’utilizzo che si fa di essi, ma anche un piccolo accenno al mondo politico e religioso è inevitabile. Pensandoci bene La divina avventura, secondo me, ha proprio questo scopo finale: farci riflettere sugli ultimi anni della nostra vita, su quanto siamo cambiati e quanto il nostro pensiero sia volubile in base alle situazioni che la vita ci presenta. In La divina avventura si parla del desiderio di perfezione, di amicizia, di amore, di costante ricerca, di avventura, di essenza della vita ma si parla anche di paura. Di cosa? Di esporsi, di avere il coraggio e la forza di dire la propria, senza temere il giudizio altrui. Ma anche paura di fallire, di perdere le persone amate e, soprattutto, di perdere se stessi.protagonisti perfetti, così tanto vicini a noi da affascinarci e coinvolgerci ad ogni loro discussione o per meglio dire “ad ogni versione della loro vita”. Come già vi anticipavo, schierarsi con uno piuttosto che con l’altro è praticamente impossibile; è come chiedere un’opinione imparziale su un dibattito tra due tuoi amici. A chi dare ragione e a chi torto? La verità è che nessuno ha torto o ragione ma sta semplicemente esprimendo il suo punto di vista, il suo modo di vivere determinate situazioni in base a ciò che ha dovuto subire in passato, in base a ciò che la vita, con i suoi alti e bassi, gli ha presentato. Questi cinque personaggi sono l’incarnazione perfetta di ogni essere umano; tutti diversi tra loro, tutti con le proprie fragilità ma proprio per questo splendidamente unici. Non è, in fondo, forse questa la vera perfezione? Essere unici. Se stessi. Certo, alcuni di loro hanno impiegato più tempo a capirlo. Altri lo sapevano già ma avevano paura di non essere accettati e di rimanere soli. Ma alla fine tutti hanno raggiunto quel grado di perfezione che solo la vita, l’attimo vissuto intensamente, riesce a darti. Overton è stato il vero maestro di questa storia; ma lo è stato anche per noi lettori.La divina avventura è stato un viaggio nel mio animo, nelle mie paure, dubbi e nelle mie imperfezioni. Un viaggio attraverso l’esplorazione del bene e del male, la verità e l’inganno, la paura e il coraggio. Un viaggio lungo una vita, che porta all’unica meta realizzabile: l’accettazione e la rinascita di te stesso, perfetto nella tua imperfezione. 💚