La mia Jingle Bells

Ho appena letto la storia dell’uomo che ha scritto Jingle Bells: James Lord Pierpont, classe 1822.

Prima di tutto, ho scoperto che il brano non nasce come una canzone di Natale. Ma tutt’altro.

(E già lì, avrei dovuto capire che c’era qualcosa da scoprire, in quella storia.)

Quella che è una delle canzoni più famose di tutta la storia, e probabilmente la canzone di Natale più conosciuta di tutte, nasce come un brano che parla di corse di cavalli.

Ma non finisce qui: James ha avuto una vita tristissima.
Una vita all’insegna del fallimento e dell’insuccesso.

Da giovane partì per trovare l’oro verso il Klondike (la famosa corsa all’oro di Chaplin).
Poi però, al contrario di Charlot, tornò a mani vuote, senza aver trovato nulla, se non calli nelle mani e sogni infranti.

Perse presto la prima moglie, che lo lasciò solo a crescere i due figli.
Fu in quel momento che scrisse la canzone.
Quella canzone... così piena di campanellini e gioia, in realtà emerge dal lutto che l’uomo viveva al tempo.

Quanto è vero che l’arte lenisce il dolore.

Ma non è finita qui!

Lord Pierpont ebbe un rapporto terribile con il proprio fratello.
Durante la guerra, si ritrovarono su fronti opposti.
Che stupidaggine, la guerra.

E poi, ciliegina sulla torta: non ha mai guadagnato nulla da quella canzone.

Spesso, nel mondo della musica, si parla di Mariah Carey e della sua canzone di Natale, che le frutta probabilmente più di ogni altra canzone.

Pensate a Jingle Bells.
Pensate a quanto è importante quella canzone.
Come rappresenta il cuore della festa più amata da tutti, giovani e bambini.
Ma per James, niente.

Come Melville con Moby Dick, Kafka con i suoi testi, Lord Pierpont fa parte di quella infinita schiera di artisti che sono stati riconosciuti solo dopo la loro morte.

Perché questo aneddoto?

Perché mi chiedo se ne è valsa la pena.
Vale la pena fare una cosa che rimane nella cultura umana in cambio di una vita di frustrazione?

La fatica dell’impresa, la fatica dei sogni, del desiderio di lasciare un segno… fin dove ha senso?

Ora che ho scoperto questa storia, ci penserò.

Quando mi troverò davanti alla fatica dell’impresa, al momento in cui mi toccherà chiedermi:
«Ma ne vale davvero la pena?»
mi risponderò:
«Chi lo sa. Ma forse, tra vent’anni, avrai fatto la tua Jingle Bells.»

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Ultimo aggiornamento: 06 gennaio 2024

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