La parte più difficile

Qual è la parte più difficile di fare l’artista? Di fare il regista, l’attore, lo scrittore?

Io penso che potrei aprire una sezione del Diario d’artista dedicata solo a questa frase: «La parte più difficile.»

È difficile dare una risposta, perché affrontare questa domanda significa affrontare le nostre debolezze, i nostri pregiudizi.

A volte nascondiamo la parte più difficile a noi stessi. Siamo i primi a illuderci. Spesso, ci si ritrova davanti alla difficoltà e, invece di sormontarla, cambiamo rotta.

Quante volte abbiamo fatto scelte dettate dalla paura? E quante volte dettate dal desiderio?

Forse è lì che sta la parte più difficile per me: quando viene meno il desiderio. Sono vittima della fascinazione che desidero imprimere con l’arte. Voglio vivere affascinato, sono nel mio personalissimo labirinto della speranza.

Molti anni fa, un regista mio maestro mi insegnò che:

«Quando pensi ‘è troppo’, è proprio in quel momento che il lavoro inizia.»

Di questa filosofia ho fatto un mantra, spingendo la mia forza di volontà ben al di là di dove stava quando avevo vent’anni.

Appena uscito dalla scuola di recitazione, avevo recuperato qualcosa di me. Si era accesa una passione che mi ha messo in moto.

Eppure percepisco ancora la tendenza a mollare. Ma badate, non è vista come una resa, anzi. Più come un:

«È tempo di trovare altre erbe più verdi.»

Una sfida non raccolta mascherata da noia. Una fuga superba.

Sì, è proprio questo il mio punto debole: sono una farfalla, un’ape che vola di fiore in fiore.

Molti non lo sanno, ma nel corso della mia carriera d’attore ho fatto mille lavori: assistente alla regia, regista, tecnico attrezzista, produttore, montatore.

Tutto per poter continuare il mio sogno.

Ho cominciato per caso, se vogliamo, questa carriera. Uno spettacolo in TV mi ha attirato l’occhio. Gente che improvvisava. E da lì, scuola di recitazione, teatro, cinema, tv. Tutto liscio.

Ma forse proprio per questo ho continuato a coltivare il desiderio di altro. I miei “veri” sogni.

Dopo aver risparmiato con Distretto di Polizia e Un medico in famiglia, non ho comprato una macchina, né una casa. Ho investito in un sogno: quello di realizzare un videogioco per poter andare lì dove sognavo di andare da bambino. A Los Angeles, all’E3.

E lì ho avuto la gran fortuna di riuscirci e di aver trovato le persone giuste per quel viaggio.

La parte difficile è la fortuna, forse.

E ora sono nell’impresa delle imprese: produrre mondi, storie, sogni, pensieri, ragionamento attraverso delle saghe, dei romanzi lunghi. Dialogare con le anime degli altri, al di là del tempo presente.

Insomma,

Ho fatto tante cose, ma in realtà mi sento come se non avessi ancora fatto nulla.

È una strana sensazione, questa, no? Non vi capita mai?

Forse la parte più difficile è essere felici di quello che abbiamo.

Kato, nel finale de La Divina Avventura, si chiede cosa vorrebbe provare prima di morire, sapendo che quella sensazione lo accompagnerà per l’eternità.

Pensa alla gratitudine. Ma poi, quando si trova davanti alla morte, in quel momento decisivo, il suo pensiero tace, ed emerge la natura. Implacabile: il desiderio di vivere ancora un po'.

Andare avanti.

La parte più difficile è andare avanti.

Ma è anche quella più divertente.

Alla prossima pagina.

Espoir

Io spero
Che queste mille solitudini,
Queste formiche danzanti
Nell'occhio del destino
Si ritrovino un giorno,
Insieme,
Tra le braccia dell'amore.

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Ultimo aggiornamento: 06 gennaio 2024

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