Chi siamo, artisti?

Oggi mi domando chi io sia. Per quale motivo sposto mari e monti per scrivere storie, al punto da rischiare tutto per farlo. Cosa mi spinge a consumare tempo e risorse in questa impresa? Diventare uno scrittore, riuscire a far adattare le mie storie sullo schermo: tutto questo è per vanità? Oppure è un atto di generosità, un desiderio di condividere? O forse puro egoismo, quello di voler viaggiare nell’immaginazione alla ricerca di quelle famose perle, pensando che questo tragitto valga il tempo e il denaro altrui.

È un lavoro difficile, quello del contastorie. Come tutti i lavori belli, ti illude che basti il processo creativo a dare vita alla storia. Ovviamente, non è così. Scrivere storie somiglia un po’ a suonare la chitarra: sembra facile, e tutti sono capaci di strimpellarla. Ma diventare un virtuoso della storia, della trama, è un’arte difficile da inquadrare.

A volte mi chiedo se io lo sia davvero o se semplicemente stia facendo di tutto per convincere gli altri (e me stesso) di esserlo. Fatico a trovare un motivo, una ragione per tutto questo. Penso e spero di non essere l’unico a vivere questo dilemma. Anzi, credo che questa paura si estenda ben al di là dei confini dei contastorie.

Questo “mal comune mezzo gaudio” lenisce solo in parte quella sensazione di fragilità che permea il mio fare. Spesso mi dico che “devo andare avanti e non pensare”, e a volte funziona. A volte mi ritrovo in un luogo buio solo perché ho scelto di chiudere gli occhi. E, in questi casi, la mia forza di volontà ha la meglio.

La forza di volontà… Ora che ho scritto più di una storia, mi sembra di vederla come un filo rosso della mia poetica. Ho un rispetto incredibile per essa, e penso che ciò derivi dal mio assoluto desiderio di indipendenza. Questo è il tema dell’Anello di Saturno: quanto siamo noi a scegliere il nostro destino e quanto, invece, sono le forze fuori dal nostro controllo?

L’artista è colui che fa della propria ricerca interiore bellezza. Scavare tra i demoni per forgiare diamanti. Per farlo, c’è chi canta, chi suona, chi scrive o costruisce. Tutti legati da questo impellente desiderio di ricerca interiore ed esplorazione del mondo attorno. Oggi ho fatto ricerche sulla Val di Non, che sarà il luogo in cui la mia prossima saga si svolgerà. Prima di andarci fisicamente, spinto da quel desiderio di scoperta che mi porta a testare e tentare cose nuove, ho fatto un giro con le mappe di Apple. Mi sono messo lì, sono entrato in quello che si chiama “streetview” e mi sono fatto “un giro virtuale” dei vari paesi che la popolano. Ho cercato di percepire le distanze, i paesaggi.

E mi dico che è davvero un periodo incredibile per coloro che vogliono raccontare storie. Vi è una conoscenza a disposizione che era impensabile anche solo dieci anni fa. Abbiamo mappe su mappe.

E mentre lo facevo, qualcosa in me mi ricordava che “la mappa non è il territorio” e che, per quanto ci si sforzi di conoscere qualcosa attraverso l’analisi e lo studio, è nel processo vivo e reale che avviene il mutamento, la sensazione, l’odore. È quando tutti i sensi vengono calibrati sull’esperienza che l’autore può davvero esprimere qualcosa di umano, colmo di un calore personale e unico, e non lo specchio di tutto ciò che altri hanno vissuto prima di lui.

La conoscenza indica la via, ma è l’esperienza a portarci a destinazione.

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Luci e Ombre

L'atto della creazione è un atto fatto di luce e ombre, di Ying e Yang. La luce, per sua natura, esiste solo se vi è ombra. Il processo che porta l'artista a raffinare la sua espressione fino a renderla immortale, che sia un testo, una statua o un palazzo, è un processo fatto di scelte, sacrifici e anche distruzione.

Dovete sapere che per un'idea buona, cento sono state sacrificate. Un mio maestro di regia mi diceva spesso di non affezionarmi alle mie idee. Gli americani hanno un termine per questo problema nella scrittura: "Kill your darlings", cioè elimina le cose che ti piacciono di più. Il motivo? Perché probabilmente sono quelle che mantieni nell'opera più per egoismo che per una reale necessità. Una sorta di vanità creativa.

Insomma, sono un essere pieno di contrasti. Penso che il segreto sia stupirli con un abbraccio. I nostri demoni, le nostre paure, sono il frutto proibito che va morso per essere finalmente scacciati dal giardino dell'Eden e affrontare il percorso che è la vita. L'arte trae forza dalle ferite della vita; l'ho spesso raccontato nelle pagine di questo diario.

Inoltre, il processo artistico spesso viene svolto in solitudine. Non solo l'artista scava dentro di sé per trovare perle di numeno da raccontare agli altri, ma l'opera stessa che crea diventa uno specchio e poi un oracolo.

Vi spiego cosa intendo: spesso mi capita di ritrovarmi davanti a un testo che ho scritto e leggerlo come fosse di qualcun altro. Se nel frattempo la vita mi ha cambiato, lo guardo con tenerezza, perché non vedo il testo, ma il Flavio che l'ha scritto. Ma quando mi capita di rileggere l'opera che sto realizzando, è molto diverso. Diventa il mio demone. È lei ad alimentare dentro di me paure e desideri. Tutte le luci e le ombre che ho proiettato al suo interno ora sembrano essere animate di vita propria, ed ecco perché l'arte che produco mi cambia.

L'arte è cura dell'anima. L'artista è, attraverso la propria opera, terapeuta di se stesso. E l'opera rimane alla fine del percorso come una manifestazione, un dono ai posteri del cammino ormai tracciato dall'artista . Una sorta di mappa emotiva, esistenziale e divertente da assaporare con calma.

Il concetto di Ying e Yang non è solo presente nell'arte, ma a ben vedere in ogni atomo di realtà. Dove vi è luce, vi è ombra. In noi, negli altri, nelle relazioni con gli altri. Siamo imperfetti, ed è in questa imperfezione che giace la necessità di continuo miglioramento, di continua crescita.

Dove vi è movimento, vi sono scelte. E dove vi sono scelte, vi sono rimpianti e rimorsi. Lo Ying e lo Yang è anche del tempo. Noi andiamo avanti, ma le nostre scelte no, ce le portiamo dietro per sempre. Anche questo, insieme all'amore, è un tema portante della saga dell'Anello: I demoni del passato…

A proposito di saga, le votazioni riguardo al tema della prossima sono concluse. Ha vinto (di poco) la fratellanza e subito dopo, la disillusione. Ora ho l'intenzione di lavorare su alcuni soggetti che integrino entrambe, e poi li condividerò con voi. E di nuovo piccola votazione. A quel punto avremo tracciato una direzione, un suggerimento che svilupperò in gran segreto.

Ma come sempre, sarete i primi a sapere tutto.

La perfezione: un viaggio verso l'anima

Oggi ti parlerò del tema del libro, almeno, uno dei temi. Sono tanti. Non sarà un breve romanzo, diciamo che sarà una storia “sostanziosa”, che, come ti avevo detto, verterà sul genere dell’avventura, del fantastico e della spiritualità.

Uno dei temi principali è la ricerca della perfezione, e cosa si è disposti a fare per raggiungerla. Ovviamente, nel mio mondo fantastico, le cose sono diverse dal nostro banale quotidiano. La perfezione è qualcosa di concreto, di raggiungibile, che ha un significato preciso, legato alla purezza dell’anima, all’onestà, alla verità. La perfezione, nel mio mondo, è oggettiva.

Ma nella nostra realtà non è così, lo sappiamo bene.

Personalmente, io sono piuttosto incline a chiudermi verso un percorso di assoluta perfezione, a perdermici anche. Una volta, mentre mi pettinavo allo specchio, avevo 17 anni, ero in collegio, stavo mettendo a posto bene i miei capelli e mi resi conto che stavo facendo molto di più di quanto gli altri avrebbero notato. Cosa sarebbe cambiato se avessi spostato il capello verso la riga destra o quella sinistra? Nulla. Almeno negli occhi degli altri, ma non nei miei. Per me, quel capello era una montagna, e non potevo fare a meno di notarlo.

Ecco, credo che la ricerca della perfezione sia, prima di tutto, una sensazione personale, un motore che ci spinge ad occuparci di noi, più che degli altri. Forse nella ricerca della perfezione è insito un profondo egoismo, che muove l’anima, che muove l’artista. Quindi cosa dovremmo fare? Seguire la perfezione oppure accontentarci ed essere felici? Non è una risposta facile.

Per me la scrittura è la punta massima della mia espressione, è qualcosa che deve resistere al tempo, e che, come un materiale pregiato, deve migliorare con gli anni. È qualcosa che merita la mia perfezione, almeno, la mia ricerca di perfezione.

E per te? C’è qualcosa che ti spinge alla perfezione? Ti sei mai persa/o nella ricerca del dettaglio, inutile agli altri?

Commenta pure sotto. E se ti viene in mente qualche idea su cosa potrei condividere per il prossimo post, scrivila, sarò felice di rubartela 😀