La gabbia del genere
Il genere, questo mostro a sette teste.
Ogni autore deve affrontarlo. Bisogna nascere già categorizzati. Bisogna produrre con in mente un genere.
Roba tosta.
Soprattutto per chi ama viaggiare con la fantasia, per chi ama l’ignoto. Per chi non sa, all’inizio del cammino, come sarà il luogo di destinazione.
Si dice che il genere riguardi gli editori, il marketing.
Eppure, come sapete, io porto due cappelli: quello dello scrittore e quello di chi promuove l’opera. Ho quindi l’assurdo ruolo di far combaciare due elementi che dovrebbero essere scissi: la creazione e la vendita.
Così capita, a volte, di chiedermi:
"Ma questa mia creazione, che genere è?”
E capita di chiedermelo durante il processo creativo, come se, man mano che scrivo, cercassi una forma commerciale. Un intreccio di creatività e strategia. Un po’ quello che sono io.
Il Labirinto della Speranza: il dilemma del genere
Ho concluso la prima stesura del primo volume de Il Labirinto della Speranza. La seconda avverrà solo alla fine della saga, quando avrò completato tutti i volumi.
Ho ricevuto i primi commenti dei Beta Reader.
Uno su tutti mi ha messo in difficoltà: il genere.
Come sapete, io scrivo saghe evolutive, che mutano da volume a volume, non solo nella storia, ma addirittura nei generi.
Ne L’Anello di Saturno, si passa da un amore giovane a un amore drammatico, poi al thriller, fino al fantasy.
Anche Il Labirinto della Speranza segue questo principio. Dentro ci sono tanti generi:
• thriller psicologico,
• noir,
• dark romance,
• mystery.
Tutti i “lati oscuri” dell’animo umano.
Se L’Anello di Saturno era il sole, Il Labirinto sarà la luna.
Una delle critiche ricevute riguarda il primo volume: non è abbastanza “thriller”.
Gli amanti del thriller cercano pericolo, azione, urgenza.
Io, invece, in questo primo volume, gioco con un’angoscia sottile, con ferite profonde, ambiguità morali, risvolti psicologici e drammatici.
Dovrei quindi definirlo Dark Romance invece che Thriller Psicologico?
Oppure un Dramma Mystery?
Ma poi c’è anche l’ambiguità del paranormale… quindi?
“Un thriller psicologico mystery/noir drammatico, con uno slow burn dark romance.”
Si fa prima a leggere il libro che il genere
Come avrete capito, incasellare un’opera in un singolo genere non mi piace.
Esiste un solo genere autentico: Narrativa Contemporanea.
Il resto sono etichette per algoritmi e editori, strumenti per facilitare la ricerca del prossimo titolo, basati sull’assunto:
“Visto che ti piace il thriller, ecco altri 1000 thriller per te.”
Ma se fosse l’autore a piacerti?
Se vedessimo lo scrittore non come un mero esecutore di genere, ma come un esploratore dell’umanità?
Le storie contengono romanticismo, pericolo, poesia, crudezza.
Tutti noi abbiamo vissuto i generi, nella vita.
Dipende dal momento.
Il genere non è altro che il sapore di un momento.
È la fotografia della biodiversità delle energie che ci circondano.
Il mio compito? Esplorare l’anima, incarnarla e restituirvela, in una storia coinvolgente, entusiasmante, incalzante.
Il genere, lo lascio a voi.
Alla prossima pagina.