La sicurezza in se stessi

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La sicurezza in se stessi
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Lasciate che vi sveli un piccolo grande segreto sulla recitazione: non conta il modo in cui dite qualcosa, conta la sicurezza con cui emettete il significato.

Oserei dire che questo non vale solo nell'atto recitativo, ma in ogni cosa della vita che riguarda la comunicazione. La sicurezza del gesto è ciò che definisce un grande ballerino o un calciatore; la sicurezza delle idee è il primo segno di visione, che governa la realizzazione. Senza di essa, la deriva è alle porte.

Insomma, la sicurezza in se stessi sembra essere una componente chiave della realizzazione. Oggi voglio affrontarla e comprendere se posso darvi qualcosa, se posso, attraverso la mia conoscenza della recitazione, offrire un punto di vista fresco su una questione antica come la storia dell'uomo.

Prima di tutto, che cosa è davvero la sicurezza in noi stessi? Essere sfrontati? Essere certi di avere ragione? Avere coraggio? Avere la forza di non ascoltare altro che noi stessi? A sentire questo elenco, si potrebbe pensare che l'arroganza sia il tratto distintivo del sicuro.

Nulla di più sbagliato.

Questo elenco è ciò che si osserva quando si vede qualcuno sicuro di sé, ma non sono queste le forze che lo governano.

Una volta lessi una domanda: "Come si fa a riconoscere qualcuno di più bravo di noi?"

Una risposta mi colpì: "Se vedi una persona che ha spesso successo, e a te sembra che sia fortuna, hai trovato qualcuno di più bravo di te." L'ho trovata geniale come risposta, perché in effetti, l'ignoranza rende tutto magico, e ciò che proviene dal metodo e dalla ricerca, sembra, agli occhi di colui che ignora, frutto del caso e della fortuna.

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La sicurezza in sé è merce rara, ambita da molti. Penso che in tanti la simulino, partendo da ciò che hanno osservato in coloro che la hanno davvero. E così, ecco nascere, per via dell'insicurezza, l'arroganza, la determinazione cieca, la violenza della volontà.

Un paradosso, non trovate? La ricerca di perfezione, se affrontata esteriormente, porta all'imperfezione. Proprio come Kato nella Divina Avventura, coloro che non mettono in discussione sé e il mondo, si ritrovano, ad un certo punto della vita, ingabbiati dai loro pregiudizi, incapaci di evolversi, come fa invece l'allievo Overton, che pur venendo dagli abissi della terra, dal deserto, dall'istinto della materia, raggiunge vette superiori al maestro. Overton è un ragazzo bestia, che però porta con sé la perla della crisi.

La sicurezza in sé, quella sincera, proviene, credo, dall'accettazione di questa nostra imperfezione, ma non basta. Deve essere corredata da curiosità, conoscenza e ascolto. Ho avuto, nella mia carriera, la fortuna di collaborare con molti artisti considerati geniali. Ognuno di loro aveva una forma di sicurezza evidente, ma era spesso accompagnata da un'anima fragile e piena di demoni latenti. Anche loro, come ognuno di noi, vivevano il conflitto interno.

La sicurezza in sé non è la fine della nostra guerra interiore, ma l'accettazione che il percorso che spetta a tutti noi, quello verso la conoscenza, non avrà mai fine, e che il nostro passaggio in questa realtà è un mistero che mai verrà svelato.

Ecco, penso che accettare questo mistero sia il primo passo per avere, nei confronti di noi stessi e degli altri, quell'amore necessario ad essere sicuri.

Solo lo stolto non cambia mai idea, no?

Alla prossima pagina.

Articolo scritto da  Flavio Parenti
Sono un attore, scrittore e regista nato a Parigi e cresciuto in Italia. Ho lavorato in film, serie TV e teatro, collaborando con registi di fama internazionale. Sono appassionato di storytelling e amo sperimentare con diverse forme d'arte per raccontare storie.
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