
Pensée
Fluttuo leggero, seguo il vento, mi dileguo, ma rimango.
Fluttuo leggero, seguo il vento, mi dileguo, ma rimango.
La finzione perfetta, stampata tra i fotogrammi della realtà, a volte genera nell’altro una scintilla.
Non è la quantità, nemmeno la qualità che conta. Tutto è nella nascita: l’anima, l’amore, la magia.
Godere dell’istante, circondati dalle infinite possibilità del tempo e dello spazio.
L’idea è un giavellotto, pronta a squarciare il reale, e aprire nuove porte.
Come il coniglio bianco di Alice, inseguiamo di corsa il presente, scordandoci che è solo fermandoci che lo possiamo apprezzare.
Dove vanno le promesse dimenticate? Orfane vagano, incapaci di riconoscere i loro padroni, erosi dal tempo.
Siamo trottole immobili, sospese in un eterno mutamento.
L’inafferrabile leggerezza di colui che cadendo, pensa di volare.
Un pollicino esistenziale che semina gocce d’anima sulla strada del destino.
Non è mai finita. Perché ogni fine non è altro che un nuovo inizio.
Chiudo gli occhi e penso, voglio, desidero, che tutto questo non finisca.
Ah… l’uomo che tutti corteggia, pur di poter corteggiar sé stesso ancora un po’, il tempo di ricordare chi era prima di perdersi.
Esistiamo, seppur per poco. Facciamo buon uso di questa finestra nel tempo, ardiamo più vivi che mai! Danziamo!
Il velo di Maya. La fede nel metafisico, la consapevolezza dei propri limiti.
Un sole solo. Solo solo tra i soli.
Dobbiamo godere del momento, anche quando arriverà l’ultimo. Perché chissà… forse possiamo brillare per sempre?
L’esistenza è una valanga di eventi. Ma quando inizia davvero? Quando arriva il primo battito d’ali della farfalla del destino?
Siamo tutti portatori della stessa fiaccola. La morte ci riunisce alla vita.
Esplodere. Rompere. Distruggere. Per sentirsi ancor più soli.
A volte, nascondersi nei propri ricordi e contemplare la luna – senza fiato – può salvarci da noi stessi.
La perdizione delle anime dentro una realtà di pixel, con l’immaginazione ridotta ad uno specchio.
Siamo migranti dell’esistenza, alla ricerca di sponde sicure, disposti a tutto pur di fuggire all’inferno.
Recitare fa fuggire dietro mille maschere, ma costringe chi le porta a guardarsi dentro ogni volta.
Il calore dei corpi, il sudore, l’amore, l’istinto che unisce ciò che mai si tocca davvero.
É prima di tutto col pensiero che si raggiunge la libertà. Le prime mura da abbattere sono le nostre. Ma poi, cosa rimarrà?
Un momento di calma e di assenza, nel quale ci si perde – liberi – nel nulla.
La prima poesia che scrissi. Fu per un cortometraggio mai girato: un clochard che vedeva passare la gente e gli leggeva l’anima con una poesia…
Una poesia sull’amore struggente che tutti ha unito e tutti, infine, abbraccerà.
Adding {{itemName}} to cart
Added {{itemName}} to cart