Nella mia varia carriera, ho imparato una cosa molto importante: il valore di completare la propria opera: è immenso, più grande di quanto possiate pensare.
Nel completare qualcosa, avviene la vera nascita. È in quel momento, e solo in quel momento, che l'opera diventa altro che un sogno, una follia di immaginazione. Quindi, da un punto di vista artistico, è nel suo completamento che l'opera trova il proprio senso. Proprio come l'articolo sulla risoluzione drammaturgica che ho scritto alcune settimane fa.
Ma non è solo questo aspetto a giovare del completamento. Anche l'artista, nel completare l'opera, pur vivendo un trauma da separazione, procede verso una fase diversa, di bilancio, retrospezione quasi, che gli permette di guardare al futuro in un modo diverso. Ricco della sua produzione, che gli dà la forza (sia interiore, ma anche in maniera concreta, esteriore, in uno scambio di valore monetario che gli dà la possibilità di pensare che la sua arte sia anche il suo pane), l 'artista, con il completamento, si rafforza.
Ma è il terzo aspetto quello più importante. Quello che ho capito sulla mia pelle. Chi completa, è affidabile. E questo, in un mondo fluido e veloce come il nostro, è oro. Chi completa è un monolito che conferma al mondo che “ciò che dice, fa”. L' affidabilità è un valore importante per l'artista. Io penso che ogni volta che una persona mi legge sceglie scientemente di donarmi il suo tempo. E il tempo è talmente prezioso che non ha un valore definito. Si dà del tempo solo all'artista affidabile, perché il timore di perdere tempo, di sprecarlo in qualcosa che poi, in fondo, non è né trasformativo, né emozionante, è come una spada di Damocle.
Vi faccio un esempio concreto: Fellini, o più recentemente Spielberg. Due geni incredibili, che hanno dimostrato, per tutta la loro carriera, di essere sempre attenti al loro operato, di concluderlo, di dare, ogni tot anni, un'opera. Questo ha permesso di predisporre il pubblico all'ascolto attento delle loro opere. E solo occhi e orecchi attenti possono captare i segnali dell'artista.
Quindi, l'artista che completa, in un certo senso, predispone la realtà all'ascolto.
E cosa vuole, un artista, se non essere ascoltato?
Voi siete riusciti a finire dei progetti incredibili? Avete qualcosa di incompleto che vi urla quotidianamente di essere finito? Vi aspetto nei commenti.
Piccola nota a margine: i prossimi quattro episodi del "Diario d'Artista" saranno i primi quattro capitoli del primo volume dell'"Anello di Saturno". Potrete ascoltarli e leggerli, proprio come ascoltate e leggete queste pagine del diario. E potrete anche commentarle, se vi fa piacere. Sapete che io leggo sempre e rispondo quasi sempre, quando riesco.
Spero che questo viaggio che vi offro vi piaccia, e che lo condividiate, ogni volta, con chi pensate che possa essere divertito da questa storia che ho scritto.
Alla prossima pagina.