Ricorderò sempre le parole di Anna Laura Messeri, che fu la direttrice della scuola del teatro stabile di Genova, nella quale ho avuto la mia prima vera infarinatura artistica.
Ognuno dei miei maestri aveva una cultura teatrale, artistica - e attoriale - davvero vasta. Aver potuto frequentare queste persone, ascoltarle, il tutto gratuitamente, è stato per me una fonte inesauribile di creatività per gli anni a seguire. Ogni volta che mi sento perso, oppure che non so quale scelta fare, tendo a ritornare a quei momenti, a quelle discussione che avevo con ognuno di loro, e ricordo i consigli fantastici che ricevevo.
Insomma, un giorno la direttrice, notando la mia ossessiva ricerca di originalità, mi disse una cosa che mi colpì davvero molto: "Flavio, essere originali non vuol dire non copiare. Essere originali vuol dire non essere copiabile!"
Una frase che sembrò un tuono per quanto scosse le mie certezze. Ma come, l'originalità quindi non è un rifugiarsi in luoghi dove nessuno è andato? Non è tentare nuove strade che nessuno hai mai osato?
Ero confuso. Avevo sempre visto l'originalità nell'arte come un segno di distinzione, di ricerca. Poi, compresi meglio cosa intendeva con quella frase. Rimuginando per giorni, cercando di spiegarmi meglio cosa intendeva, compresi: l'originalità è nella capacità dell'artista di far emergere la propria essenza, poiché essa non può essere copiata, in quanto perfettamente allineata con l'anima e la tecnica dell'artista.
L'originalità non è nel gesto tecnico e nemmeno nel concetto espresso e neanche nella potenza - o qualità - interpretativa, ma è in tutte queste sfaccettature insieme. Solo un approccio olistico può essere così complesso e originale da non essere "copiabile". L'artista diventa unico quando la sua espressione tecnica è naturale come il suo respiro, quando la sua immaginazione è libera - proprio grazie alla tecnica - di farsi comprendere da coloro che sono "fuori" dalla sua anima.
Ecco cos'è l'originalità. Non è una moda, non è una ricerca ossessiva del diverso. No. Siamo noi e tanto olio di gomito. Così tanto che finisce per sparire e fa emergere il diamante che ognuno di noi ha dentro.
Se davvero vogliamo essere originali, dobbiamo essere fedeli ai nostri desideri, a quello che sognavamo di essere a 5 anni, ma non è sufficiente. Poi dobbiamo studiare, studiare così tanto che non ce la facciamo più, e poi ancora e ancora. Fino a che lo studio diventa la forma naturale del nostro procedere, fino a che non siamo, noi stessi, l'espressione della tecnica che abbiamo fatto nostra. Solo in quel momento, potremmo, forse, ambiare all'originalità.
Questo pensiero sembra in una posizione quasi diametralmente opposta con un'altra famosa, attribuita a Picasso (sebbene la provenienza sia oggetti di dibattito): "Il bravi artisti copiano. Il grandi artisti rubano".
Cosa vuol dire? Che il grande artista deve avare una sensibilità capace di cogliere l'unicum di ciò che ha di fronte. Questo non vuol dire però che, fatto questo "furto" (se davvero possiamo chiamarlo così), allora l'artista produce arte originale. No. Quello che intende dire la frase è che il processo di imitazione è sì, alla base della creatività, ma non è la punta.
Si parte dall'imitazione, proprio per un giorno farla così tanto nostra da reinventarla, da produrre qualcosa di originale, proprio perchè intrisa della nostra essenza, della nostra anima.
E invece per voi, che cosa è l'originalità? Vi aspetto nei commenti.
Alla prossima pagina.