Nel cinema esiste la figura della segretaria di edizione, credo che sia l'unico mestiere che abbia una connotazione femminile fin dalla sua origine. Nella mia carriera d'attore non ho mai incontrato un segretario di edizione, incredibile, vero?
La segretaria di edizione si occupa della coerenza filmica, nota anche come "continuità". Poiché le scene non vengono girate in ordine cronologico, ma a blocchi, spesso in base al luogo di ripresa, può capitare di girare le scene 2, 45 e 115 in successione. Tuttavia, tra una scena e l'altra possono verificarsi cambiamenti, sia fisici (cicatrici, tagli di capelli) sia emotivi. La segretaria di edizione è qui per risolvere tutti i dubbi. Durante le riprese de Il Paradiso delle Signore, mi avvicino spesso alla cabina di regia chiedendo: "Da dove vengo?". In pochi minuti, mi viene fornita una sintesi degli avvenimenti pertinenti al personaggio di Tancredi, così da potermi immedesimare meglio nello stato emotivo del personaggio.
Anche nelle altre forme d'arte, la coerenza è fondamentale. Ad esempio, nella scrittura, se un personaggio viene descritto con gli occhi azzurri, non può averli neri quattro capitoli più tardi. La stesura de La Saga dell'Anello di Saturno è stata una sfida sotto questo aspetto. I personaggi sono numerosi, gli anni trascorrono e accade di tutto. E allora, come si fa? Io utilizzo un software di cronologia che mi permette di catalogare l'intera narrazione in sequenze, blocchi distinti per luoghi, personaggi e date. In questo modo, posso capire a colpo d'occhio, da autore, "da dove vengo". Sono la mia propria segretaria di edizione!
Oggi, però, voglio raccontarvi un aneddoto del quale sono il fortunato detentore. Durante un piccolo tour di presentazione di "Goltzius and the Pelican Company", ho avuto l'opportunità di trascorrere ore di viaggio insieme al regista Peter Greenaway. Abbiamo parlato di molte cose: cinema, recitazione e della famigerata coerenza.
Greenaway, come altri maestri, non crede nella coerenza; anzi, la detesta. Il motivo? I sogni non hanno coerenza e, per estensione, nemmeno la vita. Quindi, perché dovrebbe averla l'arte? In un mondo didascalico, dove tutto deve essere spiegato, trovo questa visione dell'arte assolutamente rivoluzionaria e, devo ammettere, affascinante.
Molti illustri registi hanno combattuto contro la continuità: David Lynch e il sommo Stanley Kubrick, che ha reso l'architettura dell'Overlook Hotel in "The Shining" un labirinto di impossibilità. L'incoerenza è vita, e se non è eccessiva tanto da farci pensare "ma no, no, questo è impossibile!", allora genera nel fruitore una sensazione di disagio, di incertezza. Rivela la possibilità che l'opera non sia stata del tutto compresa, il che è oro. Credo che neanche l'autore possa essere pienamente consapevole della sua opera, figuriamoci lo spettatore.