Diario D'artista

Parlo di recitazione. Frequentare i personaggi mi cambia dentro, mi arricchisce. Infine, svelo un piccolo segreto su come trovare felicità usando semplici tecniche attoriali.
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#098 L'abito fa il monaco
22 Gennaio 2024
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#098 L'abito fa il monaco
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Diventiamo la maschera che portiamo.

C'è un detto, "L'abito non fa il monaco." Oggi vorrei sfatare questo mito e spiegare come, secondo me, l'abito faccia il monaco eccome.

Lo so per esperienza, di abiti io me ne intendo. Ogni volta che indosso un personaggio, qualcosa di esso rimane in me. Un ricordo, un pensiero, qualcosa che piano piano cresce, come un nuovo albero, introducendo nel vecchio Flavio nuovi concetti, nuovi sentimenti, nuove visioni del mondo.

È uno dei più grandi lussi della recitazione: quello di vivere la vita altrui. Non solo perché è molto divertente, e lo si fa in una situazione controllata, in cui parole, azioni e reazioni sono già state scelte, ma soprattutto perché l'attore ne rimane arricchito. E non parlo del portafoglio, ma del bagaglio umano che abbiamo in noi.

Spesso si parla di "entrare nella parte", cioè riuscire a comprendere appieno il personaggio, i suoi desideri, le sue movenze, i suoi pensieri. Non ho mai avuto problemi a farlo, perché in sostanza, non l'ho mai fatto. Non credo nella recitazione che prova a dipingere un altro da me. Credo in qualcosa di più semplice: esporre la mia anima, e metterla nelle condizioni di essere sincera, umana, emozionante.

Questo significa che non sono io, con le mie scelte attoriali, a dipingere il personaggio. Non sono altro che un tramite che, con l'aiuto di costumi, trucco e parrucco, dà vita ad un altro Flavio, che vive in un'epoca diversa, che dice parole diverse (scritte da qualcuno che, quello sì, ha avuto il compito di immaginarsi un essere umano diverso).

Quindi quando intendo "l'abito fa il monaco" intendo dire che il mio modo di arrivare al "personaggio" se così possiamo chiamarlo, non è di fare una ricerca interiore, di inventarmi il suo passato familiare, storie di cui non si parla nemmeno in sceneggiatura. No, il mio compito è dirla bene, essere sincero e comprensibile. Il resto lo fa "la magia del cinema" (e cioè il montaggio, la regia, i reparti, etc...)

Per me, l'attore diventa monaco indossando gli abiti del monaco. Ma è la sua capacità a toccare le corde dell'anima che giustifica il suo cachet.

Ma c'è di più. Sapevate che a forza di portare una maschera, ne diventiamo noi stessi lo specchio? A forza di essere burberi, per esempio, diventiamo burberi dentro. A forza di sorridere, la nostra anima sorride. A volte sforzarci di essere quello che non siamo in quel momento, è il primo passo per diventare quello che desideriamo.

Grotowski, grande teorico della biomeccanica e del teatro fatto di carne, ossa, sudore, uomini, spesso esponeva un aneddoto. L'aneddoto del grizzly: "Poniamo che siete in una foresta e davanti a voi appare un enorme grizzly, terribile, spaventoso che vi punta. La prima cosa che fate è fuggire. Ma la mia domanda è. Avete paura e quindi fuggite, oppure fuggite di riflesso e la paura vi viene mentre state correndo via dal pericolo?"

Ecco qua, queste sono le due scuole di pensiero della recitazione. La prima è detta Stanislavskiana o Strasberghiana (Actor's studio), parla della nascita dell'azione (cioè della fuga dal grizzly) partendo dall'interiorità (cioè dalla paura che nasce dentro). La seconda, la scuola Grotoswkiana, ipotizza che invece la "maschera" generi lo stato d'animo interiore. Cioè che sia la fuga a generare la paura e non il contrario.

In poche parole, se volete indurre in voi la felicità, ci sono più strade: potete pensare a qualcosa che vi rende felice, e fare la scuola Strasberghiana, oppure potete sorridere e basta, e i pensieri felici verranno da soli.

E voi, quale delle due preferite?

Alla prossima pagina.

Articolo scritto da  Flavio Parenti
Sono un attore, scrittore e regista nato a Parigi e cresciuto in Italia. Ho lavorato in film, serie TV e teatro, collaborando con registi di fama internazionale. Sono appassionato di storytelling e amo sperimentare con diverse forme d'arte per raccontare storie.

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40 comments on “#098 L'abito fa il monaco”

  1. Molto profonda questa pagina, mi fa riflettere sul mio essere, e chi sono in realta.
    bravo flavio.e bravo anche per la tua voce . Un forte abbraccio

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  2. Che stupendo è il tuo lavoro,ho sempre trovato affascinante vestire i panni di qualcun altro per ogni volta portarmi appresso sensazioni ed emozioni diverse dalle mie...ed io sono per entrambe le scuole di recitazione perchè non pongo limiti né svariati strumenti per raggiungerla🥰

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  3. Ciao Flavio, ho trovato molto entusiasmante il tuo modo di esprimere ciò che senti, ed il tuo voler condividere le tue passioni con una certa moltitudine di persone. Ho acquistato il tuo libro e l'ho condiviso su fb. Un caro saluto. Iosetta.

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    1. Ma grazie mille!! Fammi sapere se ti piacerà, mi puoi anche scrivere alla mail, leggo tutto. Ti auguro una splendida lettura

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  4. beh la Grotoswkiana di per se sembra piu semlice.... e veloce, perchè interiorizzare ci vuole del tempo !... però forse è meno "vissuta" 😉

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  5. Bravo, mi piace la maschera che si indossa, pensare che noi tutti i giorni abbiamo la nostra maschere a volte questa maschera ci protegge da tante situazioni che possano sembrare difficili e lei ci salve

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  6. Grazie ...credo che la felicità dipenda anche da ciò che ci sta accadendo in questo momento...io sono ad esempio una donna allegra ma attualmente ho perso l'entusiasmo...ho una situazione economica delicata che non mi permette di vivere come vorrei....cmq resto sempre grata alla vita....

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  7. Caro Flavio,mi sarebbe piaciuto fare l'attrice, sono più comica e autoironica, il mio papà nn voleva perché ci lavorava, ai suoi tempi lavorava con i gruppi elettrogeni, volevo farti i complimenti perché le tue parole mi sono entrate dentro, purtroppo sto passando un brutto periodo e nn posso acquistare il tuo libro un giorno spero di farlo grazie ancora e in bocca al lupo per questo e tanti altri e per la tua carriera artistica. Anna

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  8. E certo che Si per:
    “ Per me, l'attore diventa monaco indossando gli abiti del monaco. Ma è la sua capacità a toccare le corde dell'anima che giustifica il suo cachet.”
    Anche per me, devo provare emozioni devo vedere gli occhi le mani il respiro come si muove L attore o l attrice e poi LA VOCE …
    Mi piace molto quello che hai scritto ciao Flavio

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  9. La mia risposta è questa:
    “In poche parole, se volete indurre in voi la felicità, ci sono più strade: potete pensare a qualcosa che vi rende felice, e fare la scuola Strasberghiana, oppure potete sorridere e basta, e i pensieri felici verranno da soli.”
    SORRIDERE E BASTA E PENSARE SERENAMENTE CHE VERRANNO TEMPI MIGLIORI✌️ciao Flavio

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  10. È difficile rispondere, perché avrei tanto da dire. Potrei iniziare dicendo che quando insegnavo ero affascinata dal pensiero di Luigi Pirandello, perché ,effettivamente ,rispecchia la realtà. L’uomo ha maschere per ogni occasione, perché lo vuole , perché la società glielo impone, non so , ma poi, quando sarà solo, è nessuno, perché ne ha avute talmente tante, che non sa più chi sia. Sono una persona sincera e leale, l’unica maschera che indosso è nei confronti dei miei figli ,quando,nonostante stia male, non mi tiro indietro nel mettermi a disposizione , quindi faccio finta di niente.Sicuramente sbaglio , ma è più forte di me.Mi è sempre piaciuto recitare, a scuola avevo dato vita ad un laboratorio di teatro (nel mio piccolo) , ma ero soddisfatta e gli alunni erano contenti, infatti, tra tutti i progetti messi a disposizione dalla scuola, il mio aveva più iscritti. Siamo riusciti persino a rappresentare a teatro un testo scritto da me. Dicevo sempre ai miei alunni “non dovete dire a voi stessi , per esempio, devo assumere un atteggiamento di sorpresa, paura, felicità….ma come mi comporterei davanti ad una situazione di paura, felicità …. quindi dovete entrare nel personaggio” Per rispondere alla tua domanda, potrei dire che la paura nasce nel vedere “il grizzly”e quindi scappo , ma oggi aggiungerei, però, che , nonostante abbia paura , affronto il problema , forse prima non lo facevo, ma da un po’ di tempo si , perché mi rendo conto che il problema è solo rimandato e che poi potrebbe ripresentarsi ancora più grave , quindi, penso a quello che mi rende serena Grazie per avermi dato l’opportunità di riflettere su questo argomento che mi ha portato indietro negli anni. Complimenti per tutto 👏🏻👏🏻

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  11. Questa pagina del tuo diario è bellissima, anzi meravigliosa✨✨👏perché attraverso la tua esperienza di attore mi hai trasmesso tante emozioni e tanti spunti di riflessione... Sono d'accordo con te che "l'abito fa il monaco" e sono convinta che anche quando non si hanno esperienze concrete davanti un pensiero felice o un sorriso genera in noi stati d'animo diversi...! Complimenti sempre💙💙😍😍✨

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  12. E tu riesci a toccare le corde dell'anima e del cuore... Non esiste audio, racconto o poesia che ti entra nel cuore grazie alla tua voce chiamata "melodia"...io preferisco entrambi...pensare a ciò che ci rende letteralmente felici e raggiungere con costanza, impegno e perseveranza il proprio cammino..Le sfide sono ciò che rende la vita interessante... Superarle è ciò che
    le dà significato

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  13. Caro Flavio, essere positivi, attrae positività, dunque anche manifestarsi felici aiuta ad esserlo, recitando , mentre suggestioniamo gli altri , auto convinciamo noi stessi..Personalmente ho raccolto più felicità In questo modo che ricordando la felicità passata, anche se brevemente mi ha consolata.
    Se ho avuta paura( e qualche volta almeno è un sentimento che tutti abbiamo provato, o proveremo, per cui per me non ha senso l’espressione non bisogna avere paura…bisogna provare per credere! Replico) scappo o affronto, ma la paura non mi scaturisce dalla fuga.
    Quindi non so rispondere in un modo certo e assoluto., valido in tutte le situazioni.
    Nel caso particolare della ricerca della felicità
    credo sia particolarmente difficile rispondere.
    Certo, può essere che tramite una sorta di « recita « ci si risollevi il morale , inondando di luce l’esterno ( e noi stessi) con il nostro sorriso luminoso , ma interiormente credo questa persuasione possa nascere da una serena meditazione su se stessi, nell’umile accettazione dei nostri limiti ed anche dalla valutazione dei privilegi di cui godiamo come esseri viventi ., nella nostra capacità di pensare, di sognare , di amare, di sperare, di progettarci, di essere liberi…
    Riferendomi al tuo scritto odierno, come ho già commentato oggi, l’ho trovato di particolare interesse come sempre quando ci parli della tua professione di attore, con generosa condivisione dei tuoi stati d’animo e delle tue scelte., sempre con estrema semplicità e chiarezza, facendoci intuire quale fascino essa abbia. Grazie, ci introduci in un mondo nuovo, almeno per me.
    Buona serata. Mariangela.

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    1. Non parlo spesso di recitazione, forse dovrei parlarne di più. Ma è un campo così complesso che non saprei davvero da dove cominciare. Peraltro, per me la recitazione è più una base con la quale affrontare la vita, più che un mestiere.

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  14. A volte si finge per non gravare le persone che ci sono vicine dei nostri problemi, delle nostre paure, della nostra tristezza, della solitudine. Mettere una maschera è l'unica soluzione, per me è così

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    1. Le bugie bianche. A me piacrebbe, un giorno, arrivare alla sincerità più assoluta, anche se questo vuol dire ferire. Ma farlo con garbo e rispetto.

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  15. Caro flavio a volte o sempre abbiamo una doppia faccia, e recitiamo giornalmente senza essere attori, un po lo siamo tutti con la vita.
    Certo tu hai un lavoro che ti permette di cambiare attraverso la storia o il personaggio che interpreti... Magari io che faccio la casalinga, scrittrice poetessa.. A secondo cio che scrivo mi immergo nel porsonaggio metaforicamente.. Ma credimi, quando sono dentro la storia anche io mi sento dentro quel personaggio che descrivo e a volte piango mentre scrivo o rido se c è da ridere.. Se bravissimo a scrivere raccontare.. Continua così. Sai è da un mese che mi é mancato mio marito. Un amore che è durato 60 anni.. E non sai come mi sento. Però ho voluto leggerti... Sei molto simpatico. Te lo dice una nonna di 78 anni. Ciao buona fortuna. Sono siciliana.

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  16. Ciao Flavio,
    beh, non riesco a rispondere alla tua domanda che ci lasci d'emblée...
    Grazie per queste perle che ci lasci.
    Alla prossima.

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  17. L'abito fa il monaco, quindi la semplicità nella vita mondana? Dov'è?
    La bellezza autentica??
    Il cinema di oggi a mio avviso non ha più trovato bellezze alla Sofia Loren, Anna Magnani,
    Isabella Rossellini, vengono da un epoca dove la bellezza era autentica.

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  18. Facendo parte di una compagnia teatrale amatoriale, devo dire che probabilmente preferisco la scuola Stanislavskiana, solo perché io credo che alla fine è il personaggio a ricevere un po' di noi benché totalmente dissimile. La maschera ti fa esprime in modo diverso ma non cambia l'essenza. Infatti nella mia modesta esperienza ho fatto una fatica immane ad interpretare una figura totalmente diversa da me, l'ho fatta con un po' di me. È l'attore che diventa monaco ma con la sua capacità, con se stesso, andando a influenzare ciò che interpreta che a sua volta genera emozione in chi guarda. Per il resto sorridere sempre non per influenzarsi, ma come filosofia di vita!😜

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  19. Da quando avevo 14 anni sono salita sul palcoscenico ed ero Nastenka delle Notti bianche, non ho mai avuto difficoltà a diventare un personaggio, quindi sono dell' idea che tutti mi hanno arricchito e lasciato emozioni che poi ho fatto mie. Alla prossima pagina

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  20. Anche se un sorriso costa dieci lacrime, mi devi fare una promessa giurami che proverai a sorridere …. Frase estrapolata dalla canzone di Red Canzian .
    Se sorridi i pensieri felici verranno da sè, come hai detto tu , penso anch’io.

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  21. Penso anche io che a forza di indossare una maschera essa stessa diventa parte di noi... divenendo così anche l'immagine riflessa allo specchio.
    Alla prossima caro Flavio

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  22. L'abito fa il monaco, l'espressione invita a diffidare dalle apparenze, spesso le persone sono all'opposto.Non ho esperienze di recitazione, penso che l'attore incarna vari personaggi, conosce realtà diverse quindi per lui sono un arricchimento sia culturale, come ad esempio personaggi storici e sia dal punto umano.Termino con una frase di Hermann Hesse:Felice è di chi è capace di amare molto.Ma amare e desiderare non sono la stessa cosa.

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  23. Io sono della scuola Strasberghiana, assolutamente sì! “A volte sforzarci di essere quello che non siamo in quel momento, è il primo passo per diventare quello che desideriamo” sono assolutamente d’accordo con te, lo stato d’animo può essere indotto e può generare qualcosa che ci porta verso ciò che auspichiamo. Ppi è la sensibilità di ciascuno a fare il resto.

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    1. A me piacciono entrambe le scuole. A volte, partire dalla forma è interessante. A volte, dalla sostanza. Alla fine, ciò che conta è la convinzione dell'atto.

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  24. Io la penso esattamente così, siamo il riflesso della nostra personalità, molto spesso mi capita di percepire energie negative o positive dalle persone. Non credo significhi giudicare dalle apparenze ma sia un percepire appunto, e inconsciamente l'aspetto esteriore ci influenza molto.

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    1. Anche io credo che l'imprinting inziale contenga una forte dose di verità. Forse è il nostro inconscio a fare una valutazione veloce, o forse sono dettagli che noi non percepiamo, ma che ci ricordano qualcosa o qualcuno... chissà

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  25. Pensare a qualcosa di bello nel mio passato mi rende felice ma per pochi minuti poi la vita torna come e'purtroppo

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    1. Eh lo so... la vita ci richiama facilmente alla realtà. Per questo dobbiamo coltivare la fantasia, il sogno, la creatività, per darci delle ali quando servono.

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  26. Penso che un metodo non escluda l'altro, sorridere, avere pensieri felici entrambi portano a secerrre 'serotonina' e s cambiare il nostro umore e la nostra prospettiva. Serena settimana Flavio 🌞 ❤️

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  27. Credo non sarei mai riuscita a mettere una maschera. Probabilmente non sarei stata mai una buona attrice.
    Sicuramente avrei fatto parte della scuola che ricerca dentro di sé l'essenza del personaggio.
    Per quanto riguarda la felicità, prima scelta, non riuscirei mai a sorridere ed aspettare che la felicità arrivi.
    Mi definirei un'essenza crepuscolare. Sto cercando di capire la tua essenza.

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