L'amicizia, valore supremo

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L'amicizia, valore supremo
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L'amicizia, per me, è una forma d'amore nobile, un amore che non necessita di essere alimentato dall'Eros. Ho perso tanti amici e questo vuol dire che ne ho avuti tanti. Ma non sono mai stato uno "da branco", come si dice. Anzi, non mi piacciono proprio le dinamiche che si sviluppano nei branchi. Le trovo odiose, ripugnanti quasi. A me piace l'amicizia forte, il legame di pochi, che non si estende in area, ma si addentra nelle viscere dell'anima altrui.

Forse è per questo che da giovane facevo fatica a diventare amico degli altri, perché in un certo senso ricercavo nell'altro quello stesso desiderio di conoscenza profonda, di ascolto, di isolamento, che richiede quella qualità di legame.

Io sono uno di quelli che alle feste se ne sta accanto al muro, in attesa di quella persona con la quale parlare e, nel frattempo, osserva il mondo oppure si perde nelle proprie idee. Faccio una fatica tremenda a fare amicizia; sicuramente questo è dovuto alla mia riservatezza. Le mie origini celtiche, questo mio essere tutto sommato austero, di certo non aiutano. Rischio di sembrare arrogante. Forse lo sono, chissà. Di certo non amo discutere di cose di poco conto. E questo mi rende probabilmente antipatico ai molti.

Ho imparato però, nel tempo, ad ammorbidirmi, a sorridere e a concedermi un momento di sana leggerezza. Ecco, forse è proprio questo che mi manca: la leggerezza. Non a caso, la amo nella mia compagna e la adoro in mia figlia. Questa leggerezza, questo pensare scivolando, senza pensare, per i minuti della giornata, mi dona una tranquillità che non riesco a darmi.

Ho avuto molti amici, ma li ho persi. Vuoi per le distanze, per le incomprensioni, per il mutamento che la vita impone a tutti noi. Si cresce, si cambia lavoro, idee, desideri e ci si divide.

Spesso, quando poi rivedo amici di tempo fa, ricado in quelle situazioni che chiamo i "ti ricordi?". Non essendo più vivo il filo del presente, l'amicizia si ciba di quei meravigliosi ricordi che hanno alimentato un presente ormai passato. "Ti ricordi quando abbiamo fatto questo e quest'altro?" e giù a ridere di noi stessi, di ciò che eravamo.

Ma anche se è vero che il presente non permette di essere sempre legati, so che questi amici, nel caso ne avessi bisogno, mi aiuterebbero. E so che anche loro sanno che sono sempre qui, chiuso nella mia torre d'avorio, proprio come allora, disponibile a tutto per aiutarli. Proprio come allora.

E voi, come vivete l'amicizia? Quanto conta nella vostra vita? Siete riusciti a coltivare amici mai persi?

Alla prossima pagina.

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Articolo scritto da  Flavio Parenti
Sono un attore, scrittore e regista nato a Parigi e cresciuto in Italia. Ho lavorato in film, serie TV e teatro, collaborando con registi di fama internazionale. Sono appassionato di storytelling e amo sperimentare con diverse forme d'arte per raccontare storie.

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