Ho scelto, come narratore della saga dell'Anello di Saturno, il Destino: un personaggio interessante e, a quanto ne so, davvero poco usato in narrativa.
Ho cominciato a scoprirlo man mano che la saga si dipanava davanti ai miei occhi. Un essere superiore, che trama l'universo e sa cosa succederà, ma anche cosa sarebbe successo se… Ama l'ordine, le direzioni chiare, i piani ben congegnati.
E ha un solo nemico: Amore.
Amore, un essere caotico, potente, selvaggio, indipendente. Vettore di confusione, di attrazioni, di pensieri che non pensano, e di cuori che non smettono di pulsare. Amore che, con un bacio, riesce a sfilare anche la più intricata trama del destino.
Quindi, visto che la saga è, in buona sostanza, una magica storia d'amore, chi, se non colui che odia l'amore, sarebbe stato il mio perfetto narratore? Il Destino.
Ovviamente, questa dimensione di colui che racconta la storia non è altro che la confezione della storia, la sua pelle più superficiale, ma non certo la sua anima o il suo cuore. Attraverso questa saga, ho cercato di maturare la mia scrittura. Consapevole di peccare di eccessiva densità, dovuta soprattutto al mio amore per la poesia sintetica ed essenziale (le mie poesie, le potete leggere qui sul mio sito, sono molto brevi ed intense, amo quel tipo di impatto). Insomma, ho compreso, con la divina avventura, che la densità può rivelarsi un'arma a doppio taglio. Permette di essere molto profondi in poco spazio, di toccare vette di forma e contenuto, ma il costo è la concentrazione richiesta al lettore per apprezzare a fondo il lavoro di incastro che l'autore ha fatto.
Quindi, In questa saga, senza abbandonare la mia natura, che ovviamente ha fatto di tutto per tornare, ho lottato contro il desiderio di essere conciso e ho cercato di dare aria alla mia prosa. Ecco un brano della saga dell'Anello di Saturno.
Luca scendeva i grandi scalini dietro piazza Cavour, numerosi ma bassi e agevoli. Con lo sguardo incollato allo schermo del Game Boy, illuminato dalla luce gialla dei lampioni, giocava a Tetris con grazia e calma. La batteria del gioco era ormai quasi esaurita, segnalata dalla spia rossa più debole del solito. Quando la spia lo abbandonò, tutto si spense improvvisamente. Luca si arrestò, e alzò lo sguardo per la prima volta.
Si trovava in fondo alla scalinata, di fronte agli alberi del parco, lontano dalla piazza. Alzando gli occhi verso la piazza, intravedeva ancora la punta del monumento ai caduti, ma i rumori del borgo erano scomparsi. L'odore della natura riempì le sue narici e notò il silenzio dei grilli, un'insolita quiete piacevole e cullante.
Il cielo era tempestato di stelle, più brillanti di quanto le avesse mai viste. «Sono così tante…», pensò, ammirando la Via Lattea visibile a occhio nudo e individuando pianeti come Marte, Venere e Saturno in un colpo solo.
Poi si accorse di non essere solo. A una decina di metri da lui, alla sua sinistra, sedeva una ragazza sotto la luce gialla dell'unico lampione acceso. Era ferma, con le ginocchia piegate, un libro in mano e una sigaretta spenta tra le labbra.
Ecco. Ora, senza neanche saperlo, siete diventati lettori della saga! Spero che questo piccolo anticipo vi abbia fatto piacere. Ho scelto un brano che anticipa e racconta, ma che non svela nulla, se non la sensazione di quel mondo in cui spero vi tufferete insieme a me: il mondo di Luca e Anna.
Ovviamente, attendo i vostri commenti qui sotto sul sito 🧡
Alla prossima pagina.