Cosa differenzia un bravo attore da un grande attore?
È una domanda che mi pongo spesso. La risposta che mi sono dato per tanto tempo è questa:
"Un bravo attore, mentre reciti, dici 'che bravo!' mentre un grande attore, mentre recita, stai in silenzio, perso nel momento creatosi."
Ma ora questa risposta non mi basta. Mi sembra generica, facile.
Recitare è un mestiere che frequento ormai da più di vent'anni... vent'anni tra palco, cinema, serie TV. Sapete come ho cominciato? Con l'improvvisazione.
È stata l'improvvisazione a darmi il gusto della recitazione, del gioco. La Lega Italiana di Improvvisazione Teatrale è dove ho debuttato come giovanissimo attore, mentre frequentavo la Statale di Milano, a studiare informatica (perché volevo fare i videogiochi).
E ora, vuoi per caso, vuoi per destino, mi ritrovo a ragionare sulla qualità primordiale di un grande attore. O grande artista.
Ebbene, penso che sia la capacità di improvvisare all'interno di un dato terreno di gioco. Credo che sia la qualità effimera più fondamentale. Questo non vale solo per un attore, per i performer in generale, ma anche per gli atleti. Il gesto atletico è una fusione di grande tecnica ed estro. Proprio come l'improvvisazione.
Si vedono già in rete video di "attori virtuali" generati con l'intelligenza artificiale. Saranno sempre più credibili, sempre più bravi. Arriveranno anche ad improvvisare, ma mi piace pensare che l'estro dell'uomo, che coglie il momento – badate, non il momento "scenico" ma il momento vero, quello tangibile, che appartiene al mondo del reale – non potrà mai essere del tutto replicato.
Ecco, penso che l'artista che saprà cogliere il momento del reale avrà le porte sempre aperte.
Sta per finire quest’anno, se ne apre un altro, e davanti a noi abbiamo un futuro incerto, pieno di cambiamenti, minacce e paure. Ma ricordiamoci che siamo tutti – e dico tutti – animati da qualcosa di magico: uno spirito che si manifesta in noi e ci permette, quando siamo attraversati da uno stato di grazia, di ascoltare davvero la realtà, di trasmettere emozione, umanità, pathos.
Per improvvisare ci vuole coraggio. Spesso i registi vengono da me dicendomi: "Ottima, rifalla uguale!" e io rispondo: "Non lo so. Ma non credo." All’inizio mi guardano straniti: "Ma che dice Flavio?" e poi mi spiego.
Io non posso "rifarla uguale" perché una scena, un’opera, è il frutto di un afflato iniziale e di mutazioni dell’aria, del pensiero, del momento. Ogni volta è diverso. Ogni volta si rigenera.
In fondo, penso che fosse proprio quello che diceva Paganini con la sua frase spesso associata all'antipatia del personaggio, ma secondo me mal capita:
"Paganini non ripete."
Alla prossima pagina.
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