24 Aprile 2023

Pensare in due lingue: la mia esperienza personale nel padroneggiare due culture diverse

come il fatto di conoscere due culture abbia arricchito la mia vita e il mio modo di essere. Scopri la mia esperienza personale nel padroneggiare due lingue e come questo ha influenzato il mio pensiero.

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Pensare in due lingue: la mia esperienza personale nel padroneggiare due culture diverse
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Una delle domande più comuni che si pongono a chi parla due lingue è: in che lingua pensi? La risposta non è così semplice come potrebbe sembrare. In questo articolo, vi racconto la mia esperienza personale nel padroneggiare due lingue e come questa abilità ha influenzato il mio pensiero e il mio modo di essere.

Sono di madrelingua francese, e mio papà è italiano. Ho imparato il francese per primo, e poi l'italiano quando mi sono trasferito in Italia all'età di 8 anni. Il processo di apprendimento di entrambe le lingue non è stato affatto semplice, ma mi ha permesso di conoscere due culture diverse e di imparare a navigare tra di loro.

Quando ci trasferimmo in Italia, frequentai prima la scuola francese di Milano, l'istituto Stendhal. Tuttavia, non imparavo l'italiano, quindi, per risolvere il problema, i miei genitori mi iscrissero alla scuola pubblica italiana sotto casa, in Viale Zara. Questa scuola aveva la particolarità di accogliere nelle sue classi studenti con disabilità uditive o con disturbi dello spettro autistico. Gli anni trascorsi in questa scuola sono stati meravigliosi e mi hanno permesso di conoscere due maestre eccezionali, Adele e Laura, che mi hanno insegnato la meravigliosa lingua italiana.

Durante il mio tempo alla scuola pubblica italiana, ho stretto amicizia con un ragazzo con disabilità uditive di nome Giampiero. Quindici anni dopo, ricevetti una telefonata da Giampiero: riusciva a sentire e parlare al telefono! Sentirlo parlarmi di quello era successo in questi anni di distanza mi colmò di gioia e mi fece anche capire quanto sia importante la comunicazione nella nostra vita quotidiana.

Dopo aver imparato l'italiano e aver dimenticato un po' il francese, tornai allo Stendhal. Qui, iniziai a mescolare le due lingue, creando una sorta di lingua di transizione tutta mia. Alla fine, le due realtà si divisero dentro di me e anche i due aspetti psicologici. Le lingue riflettono infatti l'identità di un popolo, il suo modo di pensare e ciò a cui attribuiscono importanza. I francesi tendono ad essere radicali, razionali e logici, mentre gli italiani privilegiano il piacere, la seduzione e l'emozione. Descartes. De' core. Questa dicotomia mi ha aiutato a capire chi sono io e come le mie radici biculturali abbiano contribuito a formare la mia identità.

La domanda finale è, quindi: in che lingua penso? Nei sogni, sogno in francese o in italiano? La risposta non è semplice. Per come la vedo io, il pensiero non ha una forma precisa e non esiste se non nel linguaggio astratto della nostra mente.

Il linguaggio è uno strumento di comunicazione esterna che ci permette di esprimere i nostri pensieri agli altri in modo comprensibile. È un traduttore del pensiero. Di per sé, il pensiero, se rimane all'interno del nostro cervello, non ha una forma necessariamente legata alla lingua di chi lo produce. Solo quando dobbiamo comunicare con qualcuno, siamo costretti a esprimere i nostri pensieri in una lingua piuttosto che un'altra.

La lingua del pensiero: Se devo dare una risposta alla domanda iniziale, direi che penso in "pensese", una lingua immaginaria che simboleggia la lingua del pensiero e che ci unisce tutti come esseri umani. Il "pensese" è la lingua dell'anima, e tutti noi la parliamo fin dalla nascita.

Per concludere, essere bilingue mi ha permesso di vivere due culture diverse e di comprendere meglio il modo in cui le lingue influenzano il nostro modo di pensare e di essere. Nonostante le difficoltà nel padroneggiare Francese e Italiano, sono grato per questa opportunità e per come mi ha permesso di crescere sia come individuo che come comunicatore. La lingua in cui penso potrebbe non essere chiara o definita, ma ciò che conta è il legame che ho sviluppato con entrambe le culture che rappresento.

Alla fine, il potere del linguaggio va oltre le parole che pronunciamo; è uno strumento che ci permette di connetterci con gli altri e di esprimere la nostra identità. Che si tratti di italiano, francese o "pensese", ciò che conta è la nostra capacità di comprendere e apprezzare la diversità linguistica e culturale che ci circonda, così come la nostra capacità di utilizzare le lingue per costruire ponti e superare barriere.

Alla prossima pagina.

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Sofia
Sofia
10 mesi fa

Ecco allora io uso il pensese....

Grazie dal profondo del cuore Anima bella
🌹🙏

Lisa
Lisa
10 mesi fa

Che bella questa tua riflessione e la definizione del linguaggio immaginativo. Pensese. La userò pure io.
Mi piace molto come hai tradotto la nascita dell’idea che viene originata in un iperurano (o chiamalo come vuoi) e poi ridotta a concetto tramite la parola. Il famoso verbo del Vangelo di Giovanni.
Avendo due lingue a disposizione, la tua abilità è maggiore di chi ne ha una. Questo è un grande vantaggio.

Letizia
Letizia
10 mesi fa

Tutti i tuoi articoli sono meravigliosi, ma questo è da capogiro!!!!! Ma che pensieri meravigliosi!!!! Caro Amico, perché ormai questo rappresenti, tu dovresti periodicamente girare per le varie scuole e parlare ai ragazzi. Sono sicura che tu potresti dare tanto alle loro anime. Un abbraccio!

Ursula
Ursula
11 mesi fa

Chi meglio di me potrebbe capirti, come audioprotesista, lavoro con bambini ragazzi adulti e anziani ipoacusici. So bene quanto sia importante la comunicazione, lo vedo quotidianamente nel mio lavoro. Avvenente racconto 😀

Testa Rita
Testa Rita
11 mesi fa

È sempre un piacere ascoltarti e leggerti,impariamo a conoscerti un po meglio,ed essendo un artista sei come uno di noi,grazie.

Sara
Sara
11 mesi fa

È molto bello che tu sia riuscito a coltivare entrambe le lingue e le culture che fanno parte di te.
Io penso che sia un arricchimento ed è sicuramente fondamentale per superare le barriere prima su tutte la comunicazione.
Grazie per aver condiviso con noi il tuo pensiero.

Giuliana Barsanti
Giuliana Barsanti
11 mesi fa

Oggi mi hai fatto ricordare un’intervista, in occasione di una tua premiazione, in cui ti chiedevano in che lingua pensassi e tu rispondesti come adesso, che il pensiero non ha una lingua, poi m’incuriosì sentirti dire che il conteggio lo fai in francese. Chiedendo qua e là mi è stato detto che è una caratteristica dei multilingue “contare” nella lingua madre. Non che sia fondamentale, credo, però che curiosità ! Interessante l’argomento del bilinguismo, e dei problemi connessi, di cui ci parli oggi nella tua bella e personale esperienza, che ci rivela molto di te. La fortuna di un’eredità biculturale, la lungimiranza dei tuoi genitori, la fatica psicologica e di studio, che ragazzino hai dovuto affrontare per crescerle entrambe. Particolarmente toccante l’impatto con quella scuola italiana, l’episodio dell’amico, il bel ricordo delle maestre, tutte cose che in te hanno accresciuto sensibilità e spessore umano forgiando la persona che sei diventata. Il tuo diario è già un ottimo libro. Viva il pensese, Flavio !

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