L'idea è un giavellotto, pronta a squarciare il reale, e aprire nuove porte.

Esistiamo, seppur per poco. Facciamo buon uso di questa finestra nel tempo, ardiamo più vivi che mai! Danziamo!

Non è mai finita. Perché ogni fine non è altro che un nuovo inizio.

Basta poco, a volte, perché tutto s'incendi in un desiderio inarrestabile.

Siamo migranti dell'esistenza, alla ricerca di sponde sicure, disposti a tutto pur di fuggire dall'inferno.

L'inafferrabile leggerezza di colui che cadendo, pensa di volare.

A volte, nascondersi nei propri ricordi e contemplare la luna - senza fiato - può salvarci da noi stessi.

Un momento di calma e di assenza, nel quale ci si perde - liberi - nel nulla.

Fluttuo leggero, seguo il vento, mi dileguo, ma rimango.

É prima di tutto col pensiero che si raggiunge la libertà. Le prime mura da abbattere sono le nostre. Ma poi, cosa rimarrà?

Una poesia sull'amore struggente che tutti ha unito e tutti, infine, abbraccerà.

Entrare nell'altro, diventarne parte integrante, crescere insieme, toccare li dove nessun altro arriva. Anche questo è amore.

Il velo di Maya. La fede nel metafisico, la consapevolezza dei propri limiti.

Il calore dei corpi, il sudore, l'amore, l'istinto che unisce ciò che mai si tocca davvero.

Ah... l'uomo che tutti corteggia, pur di poter corteggiar sé stesso ancora un po', il tempo di ricordare chi era prima di perdersi.

Siamo tutti portatori della stessa fiaccola. La morte ci riunisce alla vita.

L'amore salva, eleva e ti incolla al presente.

Amore, resa, desiderio di essere uniti per sublimarsi.

Come il coniglio bianco di Alice, inseguiamo di corsa il presente, scordandoci che è solo fermandoci che lo possiamo apprezzare.

Godere dell'istante, circondati dalle infinite possibilità del tempo e dello spazio.

Recitare fa fuggire dietro mille maschere, ma costringe chi le porta a guardarsi dentro ogni volta.

Dove vanno le promesse dimenticate? Orfane vagano, incapaci di riconoscere i loro padroni, erosi dal tempo.

Dobbiamo godere del momento, anche quando arriverà l'ultimo. Perché chissà... forse possiamo brillare per sempre?

La prima poesia che scrissi. Fu per un cortometraggio mai girato: un clochard che vedeva passare la gente e gli leggeva l'anima con una poesia...

Un sole solo. Solo solo tra i soli.

La potenza dell'immaginazione, della scrittura e dell'amore.

Un pollicino esistenziale che semina gocce d'anima sulla strada del destino.

Non è la quantità, nemmeno la qualità che conta. Tutto è nella nascita: l'anima, l'amore, la magia.

Un amore di gioventù, un ricordo di leggera freschezza, irresistibile alba della vita.

Siamo trottole immobili, sospese in un eterno mutamento.

L'esistenza è una valanga di eventi. Ma quando inizia davvero? Quando arriva il primo battito d'ali della farfalla del destino?

Come si può non cedere alla potente dolcezza dell'amore?

Esplodere. Rompere. Distruggere. Per sentirsi ancor più soli.

La finzione perfetta, stampata tra i fotogrammi della realtà, a volte genera nell'altro una scintilla.

Chiudo gli occhi e penso, voglio, desidero, che tutto questo non finisca.

Una visione fragile, di una bellezza senza tempo, lirica, sognante.

Un momento di magia, una bolla di natura, amore e poesia.

La necessità dell'ispirazione, il desiderio di amare per creare.