La mia nuova saga

Sto completando la primissima stesura del primo volume della saga "Il Labirinto Della Speranza".

Parliamo di un testo non coeso, pieno di errori e strafalcioni. Ma è giusto che sia così. Prima si rigurgita un prodotto informe che poi, con arte, sapienza e pazienza, verrà cucito di bellezza e diamanti.

Sono al piano terra del mio palazzo.

Le fondamenta le ho elaborate per sei mesi: ho scritto, riscritto e riscritto mille volte la “storia”, quello che poi sapevo di dover affrontare nella scrittura della pagina.

Ogni saga, ogni libro, è prima di tutto una storia.

Una storia “grande” che può essere raccontata fuori dalle pagine del libro.

La mappa, se vogliamo. Le pagine sono il territorio nel quale lo scrittore scopre e disegna i dettagli di un mondo immaginato.

Ora sono in questa fase.

Ed è una fase incredibile, emozionante e difficile.

Incredibile, perché aperta allo stupore. Apro una porta ma non so cosa c’è dietro.

E sono io a dovermelo immaginare. È un confronto diretto con l’ignoto, una sorta di rincorsa verso qualcosa che non esiste ma che, nel momento in cui lo rincorriamo, si scrive, si crea.

Emozionante, perché mi ritrovo a rivivere pezzi della mia vita, traslati nelle vesti del protagonista, o dell’amico, o di un personaggio secondario.

Mi specchio, piango, rido, vivo la scrittura come fosse un pezzo di vita surreale, immaginato ma tangibile.

Difficile, perché la coesistenza di creatività e struttura dà adito a un dilemma che sa quasi di follia.

Vi spiego.

Ho una storia, che ha un inizio, un centro e una fine, come direbbe il buon vecchio Aristotele.

E fin qui, tutto bene. Facile. Sono in controllo. Certo, magari cambio una cosa piuttosto che un’altra, rimodello, invento.

Le idee a questo “livello” costano poco: sono cinque parole in più o in meno.

“Prende l’aereo e scappa” oppure “La bacia, rimane e si sposano”. Poche parole, un’infinita differenza.

Ma poi, arriva il momento in cui la storia è pronta ad essere distrutta dai personaggi.

Ah, i personaggi.

All’inizio sono qualcosa di ideale, che esiste appunto in quelle poche parole che definiscono la storia.

Per me, i personaggi sono definiti dalle azioni che prendono nella mia storia.

Ma poi, quando li scrivo, ecco che succede una specie di guerra tra il mio volere (la storia) e il loro volere!

Come anguille sgusciano, fuggono dalle mie redini, almeno ci provano.

E io, per non rompere il mio legame con loro, li assecondo.

Ma a volte tirano forte, fortissimo, verso un luogo in cui non possono andare!

E lì inizia un processo difficile, di compromesso tra il loro volere e il mio.

Ecco, sono lì, nella scrittura.

La saga prende forma.

Sarà molto diversa da L’Anello di Saturno.

Più oscura, più occulta, più veloce. Un labirinto nel quale spero di farvi entrare, divertire e, chissà, uscire diversi.

Una lettera di Natale particolare.

Il Diario di oggi è diverso dal solito perché gira intorno ad una lettera, molto particolare.

E’ un testo scritto da me, da voi e c’è di mezzo anche il caso, anzi chiamiamolo "Destino", che ci è più famigliare.

Forse ricorderete quando più o meno un mese fa (precisamente il 29 Novembre) vi avevo proposto un gioco sui social: vi ho chiesto di commentare il video con un numero da 1 a 269 con la promessa che vi avrei risposto con una frase tratta dalla pagina corrispondente de "L’anello di Saturno: Volume Terzo"

Il gioco era nato senza un fine, ma poi leggendo le frasi concatenate una dopo l’altra ho percepito una strana alchimia, come se avessero assunto un significato criptico, ma reale.

E così è nata questa Lettera che a mio avviso racchiude l’essenza del Natale, la sua magia che è fatta di condivisioni e di quelle piccole cose che sono in grado di regalare un’emozione.

Questa lettera la dedico a voi che mi seguite e mi leggete con affetto. Per tutti i vostri commenti, qui, sul diario, su Facebook, Instagram, via mail. Non è solo uno scambio, spesso sono io il primo ad essere arricchito da quello che mi scrivete.

E quindi, Auguri di Buon Natale e...

PS: ecco anche il video!

Superare il blocco dello scrittore

Superare il blocco dello scrittore

Il blocco dello scrittore è una delle esperienze più frustranti che un creativo possa vivere. Ti siedi davanti al foglio, o allo schermo, e le parole semplicemente non arrivano. La paura della pagina bianca diventa soffocante, mentre il vuoto creativo sembra insormontabile. Nel corso degli anni, ho affrontato questa paura più volte, e ho imparato che non esiste una soluzione unica. Tuttavia, ci sono strategie pratiche che mi hanno aiutato a superare questi momenti di stallo e a ritrovare il flusso creativo.

Accettare il vuoto: è parte del processo creativo

La prima cosa che ho capito è che il vuoto non è nemico della creatività. Al contrario, fa parte del processo. Spesso ci sentiamo bloccati perché siamo terrorizzati dall'idea di non avere nulla da dire o di non essere all'altezza delle nostre aspettative. Accettare il vuoto come una fase naturale, piuttosto che come un fallimento, è stato il primo passo per affrontarlo con serenità.

Quando mi siedo davanti alla pagina bianca e mi sento paralizzato, cerco di ricordare che il blocco fa parte del mio percorso creativo. Non devo combatterlo, ma accoglierlo. A volte, questo semplice cambio di prospettiva è sufficiente per far fluire le idee.

Riconoscere la paura della perfezione

Spesso il blocco dello scrittore nasce dalla paura di non essere perfetti. L'idea che ciò che scriviamo debba essere immediatamente impeccabile ci paralizza. Mi è capitato spesso di fermarmi prima ancora di iniziare, proprio perché volevo che le prime parole fossero perfette. Ma ho imparato a concedermi il permesso di sbagliare. Scrivere non è un atto di perfezione, ma di esplorazione. Non tutto quello che mettiamo sulla pagina deve essere buono. La prima stesura è un processo di scoperta, un modo per dare forma alle idee grezze.

Questo tema della perfezione è qualcosa che ho esplorato profondamente anche nel mio libro, "La Divina Avventura". Il desiderio di perfezione può portare alla dannazione, e il personaggio di Kato paga le estreme conseguenze della sua ossessione. La ricerca di un ideale irraggiungibile finisce per diventare un fardello insopportabile. Allo stesso modo, nella scrittura, la paura di non essere perfetti può bloccarci, mentre la vera creatività emerge solo quando ci concediamo la libertà di sbagliare.

Routine e rituali: la chiave per sbloccare la creatività

Come ho già esplorato in precedenza, la routine e i rituali hanno un ruolo fondamentale nel mio processo creativo. Quando mi trovo bloccato, tornare alla mia routine è uno strumento potente per rompere il blocco. La ripetizione dei gesti, la disciplina di sedermi alla scrivania anche quando non ho voglia, mi aiuta a creare uno spazio mentale in cui le parole possono emergere.

Un rituale che mi ha aiutato particolarmente nei momenti di blocco è la scrittura libera. Prendo il quaderno e scrivo qualsiasi cosa mi venga in mente, senza giudizio. Spesso, dopo alcuni minuti di scrittura senza senso, inizio a trovare un filo conduttore che mi porta verso nuove idee. Questa tecnica mi permette di aggirare il blocco mentale e di entrare in uno stato più fluido e creativo.

Cambiare prospettiva: il potere della camminata

Camminare è uno dei miei alleati più preziosi contro il blocco creativo. C'è qualcosa nel movimento fisico che libera la mente. Quando mi sento bloccato, esco di casa e faccio una passeggiata. Il semplice atto di camminare, osservare il mondo intorno a me, ascoltare i suoni e lasciare che la mente vaghi, spesso mi aiuta a sbloccare nuove idee.

Credo molto nel potere della camminata, non solo come esercizio fisico, ma come pratica creativa. Come i pensatori greci, camminare mi permette di riflettere senza pressione, di lasciare che le idee emergano spontaneamente. È un momento in cui posso staccare dal lavoro e al tempo stesso avvicinarmi ad esso in maniera più intuitiva.

Spezzare il blocco con la struttura

Uno degli strumenti che uso per superare il blocco è la tecnica e la strutturazione. Lavoro con una scrittura ricorsiva, strutturata su un ciclo di cinque movimenti narrativi che si possono isolare a livello di paragrafo, di scena, di capitolo, di volume, o addirittura di saga. Il concetto di frammentare un grande problema in una serie di piccoli problemi permette di superare ogni blocco. Un tragitto di 10 chilometri può sembrare infinito, ma se lo spezziamo in 100 tragitti da 100 metri, diventa qualcosa di tangibile, realizzabile. Questo mi permette di affrontare progetti ambiziosi senza farmi paralizzare dalla loro vastità.

Ricordare il "perché"

Quando tutto sembra bloccato e la frustrazione prende il sopravvento, cerco di ricordare il motivo per cui scrivo. Scrivere non è solo un mestiere, ma una vocazione, un atto di amore verso le storie che voglio raccontare. Ricordare il mio "perché" mi aiuta a ritrovare la motivazione quando il blocco sembra insuperabile.

Mi chiedo: "Perché questa storia merita di essere raccontata?" "Perché ho iniziato questo progetto?" Spesso, riflettere su queste domande riaccende la scintilla creativa e mi spinge a continuare anche quando la strada sembra difficile.

Trovare un faro nella notte

Una delle migliori strategie per non restare bloccati è avere un faro, una luce da seguire. Per questo è importante sapere di cosa parla il libro. Avere una singola frase che lo riassuma, un concetto chiave. Quella frase diventa la tua ancora di salvezza quando ti perdi nel buio della foresta creativa. Quando mi sento sopraffatto o confuso, torno a quella frase, a quella essenza della storia, e ritrovo la direzione. Il blocco non è altro che una deviazione, ma con un faro chiaro davanti a me, posso sempre ritrovare la strada giusta.

Buone Vacanze

È venuto il momento anche per me di staccare, di lasciarvi, ma solo per alcune settimane.

Le vacanze sono il momento in cui ci rincontriamo, in cui ritroviamo quella parte di noi che avevamo sepolto sotto gli obiettivi da raggiungere, le bollette o i problemi sul lavoro. Ora arriva un periodo così caldo che l'unica cosa che ci rimane da fare è appoggiare la testa al morbido cuscino e aspettare la frescura del tardo pomeriggio, tra un bagno e una focaccia con pomodoro e mozzarella.

Vi auguro, a tutti, italiani e non, brasiliani, argentini, francesi, cileni, tutti. Vi auguro un bellissimo ritorno alla vostra anima. Abbiatene cura.

Ci si rivede a settembre, come a scuola, un po' abbronzati, un po' cambiati. Con tanta voglia di stupire e quel pizzico di desiderio di tornare a frequentare tutto ciò che conosciamo: amici, sogni e maschere.

Nel frattempo, auguro anche una buona lettura a chi ha cominciato l'Anello di Saturno, a chi lo sta continuando con il volume due, a chi lo scoprirà tra un anno. Concludo con un "grazie" sentito verso tutti voi che mi seguite, che trovate il tempo di ritagliarvi cinque minuti due volte a settimana per far entrare nel vostro cuore le mie parole.

Ne sono onorato.

Ci rivediamo il 3 settembre.

Sinfonia di Parole

Amo la musica. Sorgente pura di emozioni. Per questo mi piace quella strumentale, più che quella cantata. Mi piace lasciarmi andare senza filtri all'interno di un flusso di composizione, che sia di musica classica o elettronica.

Chi ha letto l'articolo precedente sa che ho finalmente finito l'Anello di Saturno. Completare un'opera è un momento incredibile. Erano le dieci di sera, avevo messo Elettra a letto e Eleonora era a un DJ set. Ero quindi da solo in casa, luci spente, davanti al mio gigantesco monitor. Sapevo di dover affrontare la fine di tutto. Ero emozionato, ma allo stesso tempo avevo una voglia matta di arrivare a quel punto.

Organizzo nei minimi dettagli la mia scrittura. Scrivo a blocchetti, e se dovessi farvi vedere le strutture che sottostanno alla mia scrittura, penso che verrei preso per un pazzo. La cosa bella è che questa struttura che produco poi muta, si modella a seconda di dove la storia va a parare. Nei primi quattro volumi, sapevo con precisione come sarebbero finiti, ma ero aperto a ogni idea, a ogni mutamento, perché credo nel processo organico di creazione. Io, nel frattempo che scrivo, cambio, muto, assorbo nuove informazioni, nuove idee e quindi anche la mia scrittura, di rimando, muta.

Ma per il quinto volume era diverso. Il quinto volume è stato, per me, un vero e proprio atto di coraggio, perché si tratta di un'opera conclusiva, che non apre nessuna parentesi, ma che tenta di chiuderne il più possibile, dando un senso profondo alla storia.

Non è facile scrivere un finale di 250 pagine. Almeno, non lo è stato per me. Difatti, il quinto volume ha richiesto più tempo degli altri per essere completato. Quando lo leggerete comprenderete il perché. È il volume più delicato, più semplice e più "normale" dei cinque. Eppure, per me, è quello più magico.

Insomma, mentre scrivevo queste parole finali, avevo messo alcuni brani a me cari per accompagnarmi in quell'emozione. Uno su tutti era "A mano a mano" di Cocciante, che poi sarà presente nella saga.

Ma non solo, ci saranno, in ogni volume, dei brani musicali italiani e non, a disegnare i tempi e le emozioni della storia.

Nel primo volume, durante la festa dopo la sagra, ecco che spunta: "This is the rhythm of the night", super anni '90!

Nel secondo volume, troverete (non vi dico dove): "Ti amo" del grandissimo Umberto Tozzi.

E poi molti altri. Un brano che secondo me incarna l'emotività e le tematiche di questa saga è "Only Time" di Enya.

Insomma, un pezzo bellissimo, emotivo, che ascolto e ogni volta mi commuove. lavoro anche con la musica. Sicuramente questo è dovuto al mio retaggio cinematografico e teatrale, in cui la musica è la perfetta sostenitrice dell'emozione umana. E l'incastro perfetto tra immagine, musica e recitazione genera quel momento unico, magico, a cui ogni artista ambisce.

Ma non è perché ho finito l'ultimo volume della saga che è finito il lavoro. Ora c'è l'editing del terzo volume, poi il quarto, poi il quinto. Gli audiolibri. E il marketing! E le fiere! Insomma, di lavoro ce n'è. Ma qualcosa, dentro di me, già pulsa di desiderio di affrontarne un'altra saga.

Stavo pensando di scrivere 5 soggetti e poi sottoporli alla vostra votazione. In questo modo, potrei avere un'idea di quale di quei soggetti sembra generare più interesse e poi comincerei a lavorare su questo. Vi piacerebbe l'idea? Sarebbe sicuramente un modo innovativo e creativo di cominciare un lungo lavoro di storytelling.

Fatemi sapere nei commenti se siete interessati.

La copertina dell'Anello Di Saturno

Udite udite!

Sono aperti i preordini per il primo volume dell'Anello di Saturno. Se volete trovarlo lo potete cercare su Amazon "Anello di Saturno Flavio Parenti" oppure se mi ascoltate da Spotify, fate un salto sul sito, io qui lascio gli indirizzi per prenotare l'Ebook, il Cartaceo e l'Audiolibro.

Eccoci qui. È arrivato il momento di svelare la copertina che potete vedere sul sito! E devo dire che sono emozionato. Finalmente sta per nascere la saga. Sta per vivere nella vostra immaginazione, sta per accendere le vostre pulsioni. Sarà sempre mia, ma anche vostra. Il bello della lettura è proprio che ogni lettore viva la sua storia, personale, profonda, piena di sfumature per ognuno diverse. Altro che metaverso!

"Una saga d'amore, tempo e destino.
Luca e Anna. Due nomi che potrebbero sembrare comuni in un mondo di miliardi di altri nomi, ma le cui anime erano imbevute della stessa essenza d’amore che sedusse gli elementi agli albori del tempo: un amore puro.
Mentre Anagni si addormenta nell’agosto del 1995, due sedicenni si incontrano: lui, un parigino strappato via dalle sue radici; lei, una ribelle desiderosa di emanciparsi dalle vecchie tradizioni locali.
Attraverso i miei occhi, quelli del Destino, vivrai, caro lettore, la nascita del loro amore contrastato, tra amicizie e tragedie familiari. E, sepolta, una leggenda: colui che troverà l’Anello di Saturno otterrà il dono di trasformare il proprio destino.
Una storia di giovinezza e amore, testimonianza dell’incantevole forza di un legame che, a ogni svolta, sovverte le mie trame."

Come ho già detto in un articolo precedente, la copertina e la quarta di copertina sono i due elementi importantissimi per un libro.

La copertina, con un colpo d'occhio, dice tantissimo. Come dice il detto: "In un'immagine ci sono mille parole", quindi, per veicolare velocemente qualcosa, nulla è meglio di un'immagine e di un titolo. Cosa ne pensate? Cosa vi fa immaginare? Voglio sapere tutto!

E poi, c'è la quarta. È il secondo "scoglio" da superare prima di intrufolarsi tra le pagine scritte dell'autore. Se la copertina è la casa vista dalla strada, la quarta è il momento in cui si arriva davanti al portone, prima di aprire la porta. Un momento importante, che non deve solo convincere a prendere il libro, ma soprattutto deve far venire la voglia a chi lo legge di aprire quella porta. E a quel punto, sarà l'incipit, nel libro, a decidere se iniziare o no con la storia. E per l'incipit, dovrete aspettare ancora qualche giorno.

Ma vi prometto che l'intero primo capitolo del volume (cioè più di 40 minuti di audiolibro e 30 pagine di libro) sarà disponibile gratuitamente su questo sito, diviso in quattro parti.

Insomma, vi aspetto nei commenti! Cosa ne pensate? Cosa vi aspettate? E se potete, fatelo sapere a tutti quanti che finalmente comincia la saga!

Il cantastorie digitale

And the winner is...

La Sigaretta e l'amore

Devo essere sincero, è anche il mio preferito, perché incarna molti aspetti del libro, pur non svelando molto. Ci sono loro due, l'amore nella sua complessità, la loro complicità nascente, ma anche un accenno all'Anello di Saturno. Insomma, grazie a tutti e a tutte per aver votato! Se la giocavano questo e "La strada in tempesta".

Terzo un po' più lontano, "il primo incontro".

Quindi, la sigaretta e l'amore, sarà il brano che utilizzerò per presentare l'audiolibro del primo volume dell'Anello di Saturno negli store. Speriamo bene....

E ora... Diario D'artista.

Faccio troppo. È un mio tratto distintivo: mi entusiasmo facilmente e mi faccio trascinare dalle idee, dai sogni.

A volte, mi dico che esagero. Che voglio fare troppo. Non solo me lo dico, ma è proprio così. Voglio fare tutto, controllare tutto, essere regista, scrittore, attore, imprenditore, poeta, e chi più ne ha più ne metta.

So che questo mio essere complesso mi è di ostacolo, poiché mi obbliga, in un certo senso, a fuggire da me stesso, a non dare un'immagine costante di me. È come se ogni giorno, al lavoro, vi ritrovaste davanti il vostro collega con una capigliatura diversa, un vestito completamente diverso, un atteggiamento diverso. "Poco affidabile", direbbe qualcuno, di primo acchito. È comprensibile. L'essere umano, sin da bambino, vuole la routine, cerca ciò che conosce, che gli dà stabilità e tranquillità.

Temo che, almeno per ora, io non rientri in questa casistica. Badate, provo a contenere quello che faccio, a tentare di comunicare per "compartimenti stagni".

Per esempio, non molti di voi sanno che prima di aver fondato Untold Games, la società di videogiochi, mi sono occupato, per molti anni, di produzione cinematografica. Ho realizzato, come produttore e regista, due film e una serie interattiva. E prima ancora, facevo il regista a teatro, mentre bazzicavo i casting romani con il sogno di fare l'attore.

Insomma, sono poliedrico, ma non è una qualità. Non in una società in cui il "brand", cioè la riconoscibilità, paga. Molti miei colleghi attori hanno giustamente scelto di fare questo e solo questo, di indirizzare tutta la loro forza in questo aspetto della creatività. Io invece ho preferito continuare la mia ricerca creativa, produttiva, ma non come businessman, bensì come artista, tentando di trovare forme espressive che più mi si confacevano, che più mi rendevano felice. E questo spesso a discapito della mia riconoscibilità come attore.

Quante volte mi sono sentito dire: "Ma fai anche questo? Ma no, occupati di recitazione, che sei bravo".

Insomma, si dice che la semplicità paghi, che solo il vero artista sia davvero semplice.

Belle parole, ma, da artista, non posso non chiedermi che tipo di terreno vi debba essere perché questa semplicità davvero "paghi" e non sia invece una mera scusa per evitare la profondità della complessità umana.

Personalmente, penso che perché un artista possa arrivare a una vera semplicità, fatta di tratti semplici, unici, necessari, debba prima passare per il fuoco del caos, per la caverna dell'io dove scoprire le mille sfaccettature che compongono la sua anima. Solo così, quando poi i puntini si uniranno, riuscirà, asciugando ciò che di inutile ha attorno, a trovare la propria unica strada.

Io sento che, piano piano, come un fiume che defluisce nel mare, sto trovando una strada. Non so se il racconto sia davvero l'ultima tappa dove mi fermerò. Se la figura di Omero possa essere quella che più sento mia. Un cantastorie 2.0, che dietro al falò digitale, scrive e racconta le sue storie ad una platea di molti... Conoscendomi, è improbabile, ma sento che dentro di me le acque si stanno calmando, e che forse, dopo essere uscito dalla sorgente, aver attraversato montagne, colline, valli e pianure, ho trovato una calma che rasenta, se posso sognare, il mare.

La fine di una storia

Sto strutturando l'ultimo volume della saga dell'Anello di Saturno, un volume che deve chiudere tutto. In poco meno di 60.000 parole, deve risolvere l'intera trama che ho tessuto, affinché l'opera possa essere davvero conclusa. Ho intrecciato temi, tempi, luoghi, persone e motivazioni in un arazzo i cui fili, finora, sono ancora penzolanti.

"La risoluzione"...

Un concetto che sembra essere stato dimenticata in questa società in perenne disequilibrio. Ma è uno di quei passaggi di cui avremmo tanto bisogno, ma che non arriva mai.

Diceva Mamet, a proposito delle serie TV moderne, "Manca la catarsi". Manca perché la serie TV è un prodotto che vende; e secondo le leggi del capitalismo, un prodotto di successo non può essere mandato fuori produzione. A livello narrativo, la catarsi equivale a mandare fuori produzione una storia. È la fine, il momento in cui l'opera acquista un senso compiuto, geometrico; il segno che la distingue e che dà, a tutti i partecipanti alla storia, spettatore incluso, un momento di raccoglimento, di crescita. Un momento dal quale non si torna indietro e sono in pochi ad avere il coraggio di intraprendere davvero quella strada, nell'arte.

Quando si esce da una storia, si spera di essere migliori di come ci si è entrati. A questo servono le storie belle: a farci vivere esperienze, emozioni, ad aprirci le porte dei sentimenti, ma anche della mente, in modo da farceli conoscere. A farci scoprire nuove regole, nuovi aspetti dell'umanità, ad arricchirci, ma non di denaro, ma di umanità. Tuttavia, il denaro è uno dei motivi per cui la catarsi sembra essere scomparsa dal radar della narrazione. Come direbbe Don Abbondio: "Questa catarsi non s'ha da fare!". E quindi le serie TV prodotte industrialmente, con riaperture continue da parte delle major, per sfruttare e spremere fino in fondo le loro storie.

Attenzione, non è una cosa nuova. Se pensate che inizialmente le fatiche di Ercole erano dieci e poi, "magicamente", ne sono spuntate altre due, credo che anche lì ci sia stato qualcuno che ha detto: "Ehi! Ma questi episodi di Ercole sono andati benissimo, facciamone altri due!".

Io, però, sono della scuola teatrale greca: per me la catarsi è essenziale, così come la risoluzione. Anche perchè non esiste catarsi senza risoluzione. La purezza dell'emozione può emergere solo dal silenzio dopo il punto finale.

La catarsi che il lettore prova a opera finita è, in un certo senso, la risoluzione dell'opera stessa, dell'autore.

Ma cosa è davvero una risoluzione per me? Si può parlare di risoluzione, in vita? Io penso di no. Penso che il destino sia sempre dietro l'angolo e quello che noi consideriamo la fine di qualcosa, poisi rivela invece l'inizio di qualcosa altro, di ancora più grande.

E sarà proprio di questo che parlerà il mio narratore (il Destino, appunto) nella saga dell'Anello di Saturno, di cui, peraltro, ho ricevuto ieri la prima bozza di copertina, realizzata da Antonello. E più avanti ve la mostrerò.

La buona scrittura

Ho concluso il quarto volume della saga dell'Anello di Saturno. Ora, come mi ero promesso, lavorerò per alcune settimane sulla coerenza narrativa degli eventi di tutti questi volumi. Questo significa scrivere le date, tenere a mente il passaggio di tempo, ciò che i personaggi si sono detti, e fare in modo che lo sviluppo narrativo sia come una sequenza di domino che cascano uno dopo l'altro, in maniera naturale, senza che vi sia l'artificio del deus ex machina, a meno che non sia voluto.

Ma in questa fase di revisione, per quanto io mi trattenga dal lavorare sullo stile e la forma delle frasi, il mio occhio non può che cascare lì. Appena mi rileggo, ecco che parte in me l'editor che cambierebbe quella frase, quella parola, quella virgola.

Stephen King suggerisce, nel suo meraviglioso libro "On Writing" di scindere in maniera netta la scrittura dall'edizione. Cosa significa? Che la prima bozza deve essere brutta, illeggibile. La prima bozza non è per gli altri, è solo un suggerimento a noi stessi, un modo per incanalare la creatività in maniera fluida e cangiante. Per questo motivo è meglio evitare di renderla bella, per non fissarla.

Un altro grande scrittore, Chuck Palahniuk, racconta di come lui odi i software di editing di testo (come word, per intenderci) Il motivo? "Perché sembra già bello", dice. (Vi consiglio di guardare, se conosce l'inglese, l'incredibile intervista di Joe Rogan a Palahniuk, vi lascio il link sul sito. Occhio, sono contenuti espliciti: #1726 - Chuck Palahniuk - The Joe Rogan Experience | Podcast on Spotify)

Insomma, bisogna rimanere elastici, così da non affezionarsi alle proprie idee. Un'altra espressione inglese è "Kill your darlings" che tradotto fa più o meno "Ucciditi i tuoi preferiti". Questa frase sta a significare che spesso le idee alle quali siamo più affezionati, sono anche le più deboli e andrebbero eliminate. nel mio caso, per esempio, la storia dell'Anello di Saturno iniziava in modo molto diverso. Si completava in due volumi. Ho dovuto lavorare molto su me stesso per trovare il coraggio di cancellare quel finale, e di produrre una storia nuova dalle sue ceneri. Chissà, forse un giorno ne parlerò più a fondo.

Questo lavoro di autodistruzione è delicato e va esercitato con precauzione ed esperienza. Ma devo dire che spesso mi è capitato di riscontrare in esso una grande verità. Questo non vale solo nel campo della scrittura. Marco Sciaccaluga, di cui ero allievo regista, spesso mi suggeriva di non affezionarmi alle mie idee registiche.

Che cosa è, quindi, la buona scrittura? Sono i temi? É la storia? O la prosa? Oppure la forma? Ovviamente, è un po' tutto questo messo insieme, ma anche quel talento che permette ad ogni bivio (e ce ne sono davvero tanti) di fare la scelta "giusta". Ma qui entriamo nel metafisico. Cosa sia giusto o meno per gli altri io non lo so, ma sento che dentro di me, a volte, c'è una bussola che si agita quando mi avvicino a qualcosa di interessante, e che si spegne quando mi ritrovo nel deserto.

Mi piacerebbe acuire questo senso, questa eccitazione che sale quando il filone è corretto. Riuscire a percepirla appena nasce, e poi soprattutto avere il coraggio di seguirla. Spesso ci riesco, ma spesso mi ritrovo a dover lottare con le voci interiori che mi castrano, che mi dicono che "no, è una scelta troppo difficile", oppure che potrebbe non piacere.

Bisogna avere coraggio, nell'arte. E quel coraggio non lo troverete nelle parole degli altri, ma solo in voi stessi.

Voi conoscete metodi per non avere paura del giudizio interiore? Per trovare il coraggio di seguire le vostre intuizioni? Ci sono tecniche? La meditazione, forse? Vi aspetto nei commenti.

Dall'Idea al Libro

Ieri ho parlato con Aurora, la mia editrice e le ho esposto la saga dell'Anello di Saturno, provando, in pochi paragrafi a riassumere quello che sarà a tutti gli effetti un grosso libro da 1300/1500 pagine suddiviso in cinque volumi.

Potete immaginare quanto sia difficile riassumere questa mole di lavoro in poche parole. Per fortuna, usando la mia "tecnica della pizza" (quella in cui parto da un aneddoto, una piccola frase e poi la espando) mi basta dire l'aneddoto iniziale per dare più o meno un'idea della storia.

"Una magica storia d'amore, narrata dal Destino."

Sono molto impaziente di farvela leggere, e questa volta, se va tutto bene, dovrei riuscire anche a farne un audiolibro completo. Quindi, proprio come per la Divina Avventura, il primo capitolo del volume sarà offerto sul mio sito, sia in formato testuale che letto da me, e poi, come prima le versioni Ebook, Cartacea su Amazon e l'Audiolibro.

Ma c'è di più, Aurora è fortunatamente rimasta entusiasta del poco che le ho comunicato e insieme abbiamo deciso di accelerare i tempi di sviluppo e di pubblicazione della saga. Non posso ancora dirvi il motivo di tale accelerazione, ma vi prometto che ne varrà la pena. È una scelta che mi mette in difficoltà, perché significa che devo andare un po' più veloce del previsto, ma le occasioni non si devono perdere, e se serve rimboccarsi le maniche per riuscirci, sono il primo a farlo.

Peraltro, sono anche abbastanza avanti nella scrittura, ad oggi sono arrivato al 60% del quarto volume. Questo significa che il traguardo è vicino. Ma come dicevo alcune pagi ne del diario fa, la saga ha preso vita, e come un fuoco lasciato in mezzo alla steppa, incendia tutto quello che tocca. Scrivendo il quarto volume, mi rendo conto che dovrò tornare indietro di molte pagine a riaggiustare tante cose, perché è la storia che lo chiede. I personaggi diventano persone, più precise. I loro desideri sono chiari, i loro intenti e i loro modi di fare anche. Mi è ora evidente quanto la scrittura metta a fuoco le idee dello scrittore.

Sono uno che progetta ogni cosa, ogni dettaglio, ogni svolta. Eppure, mi ritrovo, inevitabilmente, con una storia che ad un certo punto mi impone di farla respirare come vuole lei. Quando succede, so che ho intrapreso la strada giusta.

Per ricapitolare, devo pubblicare il primo volume, ma io sono convinto di dover concludere il quinto volume, prima di farlo, perché voglio dare all'intera saga una coerenza interna forte. Ma come faccio a concludere addirittura il volume cinque in tempo? Soprattutto considerato che avrò anche da fare le seconde e terze stesure di ogni volume… poi c'é la società di videogiochi, e il diario d'artista, la mia vita… insomma, era una bella gatta da pelare.

Ho scelto quindi di scrivere il quarto volume, e poi di fare un trattamento molto particolareggiato del quinto. Ma non lo scriverò, non lo svilupperò, lo terrò al caldo, da curare con calma e amore. Quando ne avrò fatto un trattamento, tornerò al primo volume e lo infiocchetterò in modo perfetto, per la pubblicazione.

E quando il primo volume sarà pubblicato diventerò "legato" ad esso, egli diventerà il faro per la coerenza interna della saga. E non si torna indietro.

Sarà un'avventura, in tutti i sensi. Solo che questa volta non sarà "Divina", bensì "Romantica".

Una giornata particolare

Oggi non ho voglia di scrivere, non ho voglia di parlare. Ci sono giorni in cui il silenzio è il miglior amico del pensiero. Ma poi, ripenso ad Eminem, che ogni giorno scrive chilometri di testo. E alla domanda "Ma poi cosa fai con tutti questi brani?" lui risponde "Questi non andranno mai in registrazione, questi li scrivo per non perdere la penna."

Non perdere la penna. Mi piace come espressione, non voglio perderla nemmeno io. E poi, questo spazio è anche un luogo dove, attraverso la scrittura, scavo dentro di me, mi cerco, provo persino a parlarmi, a chiedermi come sto.

La vita è complessa, più si va avanti e più i pezzi in gioco sono tanti, e ogni scelta diventa una ragnatela di conseguenze che sembrano andare aldilà della nostra capacità di comprensione. E quindi come fare? Come agire? D'istinto? Oppure scrivendo tutto su un pezzo di carta e poi rileggersi per capire dove siamo?

Non lo so.

Una cosa che mi aiuta, quando sono perso, è proprio questo scrivere. Questo dedicarmi a qualcosa che produco, che realizzo e che poi vi regalo. É un piccolo obiettivo, un mattoncino in quello che poi, un giorno, sarà la raccolta di un mio periodo.

Mio padre, un giorno, mi disse che il segreto della felicità è riuscire a fare una cosa al giorno. Farla, finirla. Io per quello che riguarda i miei obiettivi, che siano quotidiani o a lungo termine, uso una applicazione che si chiama "ToDo". Ho suddiviso i miei obiettivi in varie categorie. Ci sono le attività da fare a breve, e poi ci sono i miei progetti, il diario d'artista, l'Anello di Saturno, il paradiso delle signore, e poi ci sono categorie selvagge, come "idee di scrittura" oppure "libri e film da guardare e leggere".

Ne ho anche una che è "La casa perfetta" in cui metto ogni cosa/idea che trovo e che mi ispira per una casa dei sogni. Dentro ci sono cose assurde come "un pianoforte a coda che suona da solo in salone" oppure "Accanto ad un mercato" e molte altre chicche che disegnano una parte di sogno che un giorno, chissà, forse realizzerò.

La settimana è stata complessa, ho girato il paradiso delle signore, poche scene, il mio personaggio, Tancredi di Sant'Erasmo, attraversa, in questo momento di set (che è traslato di circa tre mesi con la messa in onda) una fase simile a quella che sto vivendo io: è in una bolla, in attesa di.

Ho scritto molto, sono arrivato quasi alla fine del terzo volume dell'Anello di Saturno. Il primo volume è addirittura pronto per la stampa. Voglio arrivare a giugno che tutto è pronto per voi. Ho scelto di pubblicare i cinque volumi a tre mesi di distanza. Ascoltando le vostre risposte, mi è sembrato un buon compromesso tra attesa e desiderio.

E poi c'è la mia vita, quella semplice, fatta di Elettra, di famiglia, di portarla a scuola, vederla crescere ogni giorno. I suoi pensieri sono sempre più raffinati, la sua proprietà di linguaggio anche. Ha un entusiasmo che le invidio, e che, lo ammetto, mi contagia.

Che fortuna averla vicino.

A volte ha anche delle idee bellissime, e quando le racconto delle storie, me ne suggerisce delle migliori. Vorrei essere di più con lei, essere più capace di dedicarle il mio tempo. Ma poi ecco che ricasco nel mio desiderio di produrre, che fagocita tutto. E non riesco a fermarmi, non riesco ad abbandonare questo fuoco.

Per fortuna, il mio lavoro ha anche molte bolle di tempo libero, e penso di essere un padre presente, seppur folle, che le trasmette questa sua passione per l'espressione, per il gioco, le storie, la magia.

Cosicché un giorno, come un "eco genetico", sarò vivo nella sua voce, oltre che nel suo cuore.

Ecco, poi emoziono troppo.

"L'anello di Saturno" - Un'Avventura d'Amore, Destino e Tempo

Oggi ho fatto una scelta importante, che definirà i prossimi anni della mia vita. Ho deciso che il prossimo libro non sarà uno, come avevo previsto, bensì 5. La sotira ha un respiro così ampio che non voglio relegarmi ad un volume soltanto. Questo ovviamente è una scelta difficile, perchè significa scrivere e strutturare una storia che possa reggere per ben 5 libri da 200-250 pagine l'uno. Insomma, mi sto imbarcando in un'odissea mica da ridere che richiederà almeno un paio di anni per essere completata.

Proverò ad andare il più velocemente possibile, anche perchè non amo perdere tempo, ma visto che ormai mi conoscete, sono un perfezionista, quindi non intendo pubblicare nulla fino a che almeno i primi 3, forse 4 libri sono pronti. Temo che questo significa che per il tempo a venire, il diario sarà il mio modo di aggiornarvi in quella che sarà certamente l'avventura più complessa, dal punto di vista narrativo, che abbia mai affrontato.

Ho già la storia, che parte dal primo libro che stavo scrivendo. Arrivato a metà del libro, mi sono reso conto che volevo espanderlo, che aveva bisogno di più spazio. Quindi mi è balenata l'idea di procedere a divedere il libro in due volumi. Ma a questo punto, qualcosa dentro di me è scattato, e mi sono detto - se non lo faccio ora, quando lo faccio? - e quindi, 5 volumi, storia d'amore epica tra destino e tempo.

Ho strutturato i cinque volumi in una notte, ho deciso cosa sarebbe successo in ognuno di essi. Questo fine settimana dovrei riuscire a completare la prima stesura del primo volume, il che mi darà un aiuto per non sentirmi perso davanti a questa montagna da scalare.

Perchè l'ho fatto?

Perchè, in un certo senso, sono consapevole che la mia scrittura è ancora compressa. Che ciò che ho detto nella "Divina Avventura" sarebbe potuto essere sviluppato tranquillamente in una trilogia, dando ampio spazio ai personaggi, ai luoghi, alle storie del passato, etc etc. In questo sono pessimo, tendo a non spiegare, perchè mi sembra così evidente che temo di essere didascalico e pedissequo, invece poi scopro che sono ermetico e arrogante.

Insomma, a questo giro invece, sarà la fiera dello spazio, del godere e della descrizione. Voglio prendermi il tempo di scrivere senza fretta, senza quel desiderio di ottimizzazione che a volte mi fa uccidere semi che sarebbero potuti diventare meravigliosi alberi se solo avessi creduto in loro. A questo giro, colgo tutto, pianto tutto, evviva!
Il progetto per ora ha un titolo provvisorio : "L'Anello di Saturno" e sarà, come accennato, sviluppato in 5 volumi, ognuno il prosèguio del precedente. Non saranno episodi, ma bensì una saga. Immaginate una serie, di quelle che hanno la storia che procede in avanti. Ecco, 5 stagioni. Voglio prima concludere tutti i libri per poi poter uscire con ogni volume ogni 3 mesi. Così da creare una piacevole anticipazione, un desiderio di saperne di più, di sapere come andrà a finire questa storia che ho creato.

Il primo volume, ovviamente in stato estremamente grezzo, è il tassello fondamentale. In esso presento i personaggi principali, i temi e gli oggetti che saranno poi sviluppati nei volumi successivi. Ho le idee chiare e vi prometto che non vi deluderò. Ma vi chiedo solo di essere pazienti. Nel frattempo, potete (ri) leggere la "Divina Avventura", oppure - se già lo avete fatto - suggerirla ai vostri amici, regalarla a nipoti, figli, fratelli etc etc. Più siamo, più l'avvento dell'"Anello di Saturno" sarà speciale.

Detto questo, torno a scrivere che qui se non mi sbrigo divento vecchio prima di concludere!