25 Aprile 2024

L'Anello Di Saturno - #3

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Diario D'artista
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L'Anello Di Saturno - #3
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Calato il crepuscolo, sotto la prima stella, l’aria si fece più fresca di quanto Jane si aspettasse. «Avrei dovuto portare un maglioncino», disse al figlio, uscendo dal portone annerito dall’ombra del tramonto, ma Luca rimaneva sempre troppo silenzioso per lei.

Il ragazzo teneva gli occhi a terra, voleva evitare di affezionarsi a quel luogo, consapevole che sarebbero di nuovo partiti, prima o poi, come sempre. Non gli importava nulla di quel borgo; Anagni era solo un’altra tappa, un’altra puntina da inchiodare al mappamondo. Non voleva affezionarsi nemmeno ai sampietrini, non desiderava ammirare le stradine medievali né sentirne l’odore. L’aria della sera aveva portato con sé un profumo di soffritto che fuoriusciva dalle finestre delle case, ora illuminate. Ma lui era infastidito da tutto, persino dai colori tenui che sfumavano con il tramonto.

Povero Luca. Non era nemmeno colpa dei genitori. Come biasimarli? Jane e Alberto avevano sempre seguito la loro felicità. Loro erano per Luca l’esempio della fiaccola dell’entusiasmo, del desiderio di ricerca, di divertimento. Erano viaggiatori nell’anima e, nel loro incedere, lo avevano trascinato ovunque.
Da Westminster a Madrid, da Nizza a Parigi, Luca era stato costretto a scoprire scuole e paesi diversi: Africa, Asia, Giordania, dove aveva visto Petra, la città di roccia. Insomma, Jane e Alberto erano così: genitori amorevoli, figli del tempo che corre.

Nel ’65, Jane era scappata di casa, appena maggiorenne. Gli anni di collegio e un padre severo l’avevano portata tra le braccia di Alberto, che invece era cresciuto come un uomo libero. Lui, amante delle donne e viaggiatore in fuga dalle sue origini modeste, si era innamorato delle minigonne francesi e si era trasferito a Parigi. A ventun anni era entrato all’Ecole Normale Supérieure per cominciare gli studi di Fisica, che lo avrebbero portato poi ad emergere come uno dei massimi esperti di fisica teorica della sua generazione.

«Dai, Pulce, vieni. Andiamo a cercare un ristorante», disse Alberto al figlio, rituffatosi tra i pixel che diventavano sempre meno visibili nella notte crescente. L’affetto che lo stringeva a Luca era un legame indistruttibile. Solo una cosa poteva far soffrire Alberto: vedere Luca isolato dietro quella corazza che aveva innalzato tra di loro.

«Dai, andiamo», ripeté.

«Sì, papà.»

«Ecco, vedi...» borbottò Jane infilandosi lo scialle, «quando tuo padre ti chiede qualcosa, ubbidisci subito. Ma quando invece te lo chiedo io, no. Mi piacerebbe capire perché.»

Luca alzò gli occhi dallo schermo, stupefatto dalle parole della madre: «Che ho detto?».

«Prima ti ho chiesto di venire e tu non mi hai nemmeno risposto.»

«Non avevo sentito.»

Jane lo guardò, una lieve fitta di dolore materno accarezzò il suo cuore.

***

Le voci animavano il borgo assopito dalla lunga giornata. Dopo aver cercato invano un ristorante per quasi venti minuti, la famiglia stava per rinunciare alla ricerca quando Alberto notò due anziani seduti su sedie di legno attorno a un tavolo rotondo, immersi in una partita di briscola. Accanto a loro, sulla tovaglia cerata, un bicchiere di rosso allungato con l’acqua.

«Scusate...» disse Alberto con cortesia.

I due anziani, concentrati nel loro gioco, non lo degnarono nemmeno di uno sguardo.

«Sapete indicarmi un ristorante?»

Uno degli anziani si piegò leggermente verso Alberto, senza mai staccare gli occhi dal tavolo, e con una sigaretta stropicciata all’angolo della bocca disse: «Accanto al municipio ci sta un’osteria. Non prendete l’abbacchio, che Marco non è capace».

«Ma che stai a dire», rispose piccato l’anziano di fronte. «Mio figlio è il miglior cuoco di Anagni.» Poi, rivolgendosi ad Alberto: «Non lo state ad ascoltare. Andate più avanti e pigliate ’a salita, in piazza ci sta un ristorante. Proprio davanti alla Santa Maria. Cucina mio figlio, è bravo».

«No, macché bravo. L’abbacchio non lo sa proprio fare. È secco!» disse l’altro, lanciando un tre di bastoni con violenza sul tavolo. «Briscola!» urlò con voce graffiata. L’altro, sbuffando, gettò le carte a casaccio.
In men che non si dica ricominciarono un’altra partita, dimenticando la presenza di Alberto, che raggiunse moglie e figlio.

***

La piazza della cattedrale era avvolta da un fascino antico e misterioso. Il campanile, alto più di trenta metri, dominava la piccola città come un obelisco grigio dal pallore lunare. Si dice, caro lettore, che di notte tutto sia più bello perché le oscenità del mondo vengono celate dal velo dell’oscurità, trasformandosi in ombre che scompaiono nelle tenebre. Ma l’oscurità risveglia anche i mostri nascosti negli angoli della paura, e per questo la notte è così seducente: nessuno resiste al brivido dell’ignoto.
La trattoria era buona e l’abbacchio, sebbene leggermente secco, era ottimo.

«Com’era la cotoletta?» chiese Alberto, osservando il piatto quasi immacolato del figlio. Luca teneva i polsi sotto gli zigomi e i gomiti sul tavolo, fissando inerte la cotoletta mangiata a metà, stesa sopra una triste foglia di lattuga. Non aveva fame, e Alberto sapeva che questo era il primo segno che qualcosa non andava. Luca sembrava la fiammella morente di una candela consumata.

Con un riflesso quasi automatico, il ragazzo afferrò il suo Game Boy. Alberto non ebbe nemmeno il coraggio di strapparglielo via. Come poteva? Sapeva bene che suo figlio stava male a causa delle scelte che aveva fatto lui. Era colpa sua se continuavano a muoversi, spinti dall’ambizione di dirigere un giorno un gruppo di specialisti, di scoprire qualcosa di nuovo, di entrare nei libri di storia. Questo era ciò che Alberto desiderava più di tutto. Guardando il figlio, fu travolto dalla consapevolezza che non gli restava molto tempo prima che Luca diventasse un adulto, prima che la vita se lo prendesse per non restituirglielo più.

Immagino, caro lettore, che tu sia curioso di sapere cosa diventerà Luca da grande. Se ascolterai la mia storia fino alla fine, ti prometto che lo saprai: le vie del tempo e del destino sono, come scoprirai, infinite.

Alberto, per un attimo, si immaginò il figlio alla guida della sua Citroën gialla, pronto a partire senza di lui verso chissà dove. E in quel momento si rese conto che non gli aveva insegnato a frenare. Mentre immaginava la macchina fuggire via per le tortuose strade cittadine, il terrore di sentire uno schianto gli soffocò i polmoni. Si asciugò la fronte con il tovagliolo, cercando di scacciare via i pensieri e le zanzare. «Mangia, Luca, è buona, ti fa bene», disse, accorato.

Luca, senza fare storie, posò il Game Boy sul tavolo e prese forchetta e coltello per ubbidire al padre.
«Quando te lo dico io...» disse Jane, facendo un altro tiro di Camel e incrociando le braccia. Aveva finito un piatto di gamberi alla piastra, che lei stessa aveva definito mediocre, e aspettava – da troppo tempo secondo i suoi standard – il caffè, richiesto almeno cinque minuti prima.

«Stanno finendo anche le ultime batterie», ribatté Luca con una voce così bassa che Jane non capì se fosse un tentativo di informarla o solo di parlare a se stesso.

Con la coda dell’occhio, Alberto notò un gruppo di ragazzi che giocava e correva davanti alla cattedrale. Era lo stesso gruppo che aveva visto nel pomeriggio, fuori dal municipio. Una dozzina di giovani sorridenti e abbronzati scendeva verso piazza Cavour per il dopo cena, insieme al fedele pallone.

«Perché non vai con loro?» chiese Jane.

Luca li guardò, stanco. Vide Ronnie, e l’idea di doverlo affrontare di nuovo lo bloccò.

«Non vuoi farti nuovi amici?» insistette la madre.

«A che serve,» disse Luca, «tanto andremo via tra poco.» Avrebbe voluto scomparire da tutto e da tutti, persino dalle memorie dei suoi genitori che tanto amava, così almeno non avrebbero sofferto per la sua mancanza.

«Dai…» provò a convincerlo Alberto, sfiorando il cappuccio nero del maglione che Luca indossava. «Non hai caldo con questo?»

Il ragazzo rispose con un gesto delle spalle, allontanandosi dal padre, e si alzò senza dire una parola. Infilò il Game Boy nel tascone centrale della felpa e si avviò, come un automa obbediente ai comandi impartiti.

«Torna quando vuoi, ma non troppo tardi!» gli gridò Jane, spegnendo con nervosismo la sigaretta sul posacenere di vetro. Una tazzina di caffè giunse sul tavolo. «Finalmente...» disse con un tono amaro, osservando il figlio allontanarsi, consapevole ‒ come Alberto ‒ delle proprie responsabilità.

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Luca e Anna, due adolescenti inquieti, si incontrano ad Anagni nell'estate del 1995. Lui, un parigino strappato alle sue radici; lei, una ribelle che fugge dalle tradizioni locali. Scopriranno una leggenda: chi troverà l'Anello di Saturno avrà il potere di cambiare il proprio destino.
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L'Anello Di Saturno

Una saga romance fantasy, d'Amore e Destino.
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Alessandra
Alessandra
3 mesi fa

Come sempre una scrittura scorrevole pur se insistente sui particolari. Provo un senso di forte tenerezza per Luca. E provo un po' ma solo un po' di risentimento perché capisco anche loro, nei confronti dei genitori, egoisti, pur amando il figlio. Ma l'amore,non è egoismo. Tu, Flavio, scrivi talmente bene che mi fai vivere in prima persona le storie. Per non parlare della tua voce. Sempre complimenti GRANDE FLAVIO

Ida Alimena
Ida Alimena
3 mesi fa

Complimenti per la descrizione dei luoghi e la delicata rappresentazione dei sentimenti

Ernesto
Ernesto
3 mesi fa

Trovo geniale l'idea del cambio di voce del narratore che esce dalla scena in cui ci ha accompagnato per rivolgersi direttamente al lettore. Sono molto curioso di conoscere Jane, la madre, per scoprire cosa si nasconda dietro la sua rabbia.

Adriana
Adriana
3 mesi fa

Sempre più avvincente e interessante...leggerò fino alla fine...sono curiosa di sapere che fine farà Luca...e quando incontrerà Anna... mi piace la storia che stai scrivendo...aspetto il quarto capitolo.....grazie buona notte..❤❤💞💞

Mirta
Mirta
3 mesi fa

No "chico" ma piccola villa...

Mirta
Mirta
3 mesi fa

Me encantaría conocer ese pueblito típico de la Italia de otros tiempos, Anagni.... Atrapa, seduce tu relato Flavio! Beso Mirta

Maria Rosa Fulco
Maria Rosa Fulco
3 mesi fa

La storia prende consistenza. Luca insieme ai genitori sono arrivati ad Anagni. Mentre sono in cerca di un ristorantino e sono nella piazza Luca vede scendere dalle scale della Basilica alcuni ragazzi. Il padre lo invita a raggiungerli, Luca esita un po' poi si alza e va. La sua diffidenza è dovuta alla paura di affezionarsi troppo al luogo e ai ragazzi. Pensa che tanto prima o poi li dovrà lasciare perché ripartirà.

Paola Rispoli
Paola Rispoli
3 mesi fa

Si inizia a entrare nel mondo di Luca , delle sue fragilità, a conoscere le dinamiche familiari ,i caratteri di Alberto e Jane . Ho ritrovato nel timore di Alberto che non ricordava di aver insegnato a Luca di frenare la citroen gialla , lo stesso descritto da te in un "destino di un padre "... una prosa molto poetica..

Maria
Maria
3 mesi fa

Ciao a te Flavio Parenti, mi chiedo: in questo nuovo racconto, mi rattrista un qualcosa, se Luca amasse i suoi genitori? oppure in un certo verso lì odiava? nel senso che , ho notato che i suoi genitori, erano molto succube su di lui, del resto essendo figlio unico. Un racconto molto amorevole per piccolo ragazzo, soffocato da tutti quei suoi viaggi. Del resto dobbiamo aspettare il finale, per sapere se il suo destino è stato diverso, dà quello dei suoi genitori. Comunque complimenti, alla prossima avventura.

Ana Lúcia
Ana Lúcia
3 mesi fa

Olá, Flavio
A preocupação com o bem-estar de um filho diante das mudanças de cidades levanta um sinal de alerta.
Expectativas divergentes podem ser desafiadoras, especialmente em um ambiente novo. Creio que a relação de Alberto e Jane com seu filho Luca é o exemplo que você deseja passar ao leitor. É importante manter a comunicação entre pais e filhos, buscando sempre compreender as perspectivas de cada um. A empatia e o respeito mútuo são fundamentais para encontrar um equilíbrio e se ajustar a essa nova realidade.
Até breve!

Ornella
Ornella
3 mesi fa

Molto bello questo romanzo. Ho ascoltato i tre capitoli è scritto in modo fluido e non annoia. Attendo il quarto.
Grazie Flavio.

Charlotte
Charlotte
3 mesi fa

“si rese conto che non gli aveva insegnato a frenare.” That feeling takes your breath away.
A wonderful reminder about the darkness in this one.

Giulia
Giulia
3 mesi fa

Strepitoso capitolo 3!!! Grande Flavio, hai grande talento, un abbraccio grande ❤️ 😃

Belkis
Belkis
3 mesi fa

Hi Flavio.
Thank you very much for condividere con me, this part of your book.
I always look in the books I read somethig that can teach me, something new. I love that part where you descrive the datkness and how it affects any community.
You descrive, also, the boy,s feelings. He,s dessapointed. His father felt the responsabilitad to be too heavy, for him to accomplished his dreams and made his son happy.
They love their son but it,s difficult to make him to fit in their plans.
Love it all.
Mille grazie Flavio Parenti.

Maria Rosa Fulco
Maria Rosa Fulco
3 mesi fa

Correggere Luca è arrivato ad Anagni insieme ai genitori.

CINZIA DELLO SPEDALE
CINZIA DELLO SPEDALE
3 mesi fa

Ciao Flavio,
il terzo capitolo è molto coinvolgente.
Grazie per tutto ciò che fai per noi.
Alla prossima.

Maria Rosa Fulco
Maria Rosa Fulco
3 mesi fa

Quale solitudine è più sola della diffedenza? (George ELiot)

Maria Rosa Fulco
Maria Rosa Fulco
3 mesi fa

La storia prende consistenza, Luca insieme ai genitori sono arrivati ad Anagni. Mentre sono in cerca di un ristorantino, mentre sono in piazza vede scendere dalle scale della Basilica dei ragazzi, il padre dice a Luca perché non li raggiungi? Luca esita un po' si alza e va. La diffidenza di Luca perché ha paura di affezionarsi troppo al luogo e ragazzi, tanto prima o poi li dovrò lasciare perché parte.

sabina
sabina
3 mesi fa

Rapita dalle prime pagine aspetto l'uscita per farmi ancora travolgere da questo turbinio di emozioni dove fantasia e realtà ,amore e passione ,viaggiano su una strada parallela.

Ana Carolina
Ana Carolina
3 mesi fa

A cada nova leitura um novo encantamento...aprimorar o meu italiano através do seu relato é magnifico...Pés no chão, cabeça nas nuvens....segue Flávio, tens uma fan eterna! Ti abbraccio!❤️😍🙏

Laura Aspromonte
Laura Aspromonte
3 mesi fa

Bellissimo romanzo i primi capitoli non vedo l'ora di leggere il resto alla prossima Flavio vai avanti con cuore e passione

Giuliana Barsanti
Giuliana Barsanti
3 mesi fa

Apprezzo molto come sei riuscito a rendere diverso questo romanzo. Riconosco in parte lo stile, la poetica, ma la storia realistica lo pone agli antipodi della Divina Avventura, e fa sì che ci ritroviamo trascinati dentro tanto e subito. Mi sembra anche il giusto incedere per una saga, e poi ho notato particolari “insignificanti” ma che immagino assumeranno profondità. Avrò già cominciato a fare mio il libro ? In ogni caso curiosità, parecchia.

Andrea
Andrea
3 mesi fa

Ciao Luca. Le dinamiche familiari si approfondiscono... Consiglio a tutti una gita ad Anagni parallela alla lettura dell'Anello di Saturno. Un saluto

Andrea
Andrea
3 mesi fa
Rispondi a  Andrea

Ciao Flavio. Ho riletto il commento di ieri e mi sono accorto di averti salutato col nome del personaggio!! È un buon sintomo. Segno che al terzo capitolo il personaggio nella mia testa comincia a vivere di vita reale e il suo autore si perde sullo sfondo.. Avviene con ogni romanzo che si rispetti. Pensiamo a madame Bovary come esistesse realmente assai più di Flaubert che è esistito davvero..

Anna
Anna
3 mesi fa

Già mi piace un sacco, non vedo l'ora che arrivi i il libro che ho già ordinato. Non avevo dubbi che anche questo libro mi avrebbe entusiasmato 🥰 bravissimo Flavio, ascolto i racconti ad occhi chiusi e riesco a vedere le scene davanti a me, la tua capacità descrittiva è davvero incredibile! Aspetto con ansia il seguito

Sabrina
Sabrina
3 mesi fa

Capitolo straordinario ancora tanti complimenti ❤️❤️

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