Oggi tocco un tema caldissimo: Il futuro dell'arte in un mondo di algoritmi...
Spesso rifletto sulla figura dell'artista e sulle difficoltà che dovrà affrontare negli anni a venire: Il mondo si trasforma, evolve, e noi continuiamo ad osservarne i dettagli cangianti ogni giorno, senza sapere se esserne terrorizzati o affascinati.
Come ho già affermato, immagino l'artista come un esploratore di mondi. Se dovessi immaginarlo ai tempi in cui il sapiens ancora migrava, l'artista sarebbe colui che partiva - da solo - alla ricerca di qualcosa oltre la foresta e, dopo alcuni giorni, tornava con una storia da raccontare davanti al fuoco. Forse non aveva carne o acqua, ma portava entusiasmo, stupore, energia e amore. Ecco ciò che, a mio avviso, alimenta l'artista dentro di noi; sono queste le qualità che devono emergere nel momento in cui una storia - qualsiasi storia, che sia scultura, danza, architettura, musica o poesia - viene raccontata.
Ma ora, con l'arrivo degli algoritmi generativi, come si devono comportare gli artisti? Fotografi, illustratori e ora anche scrittori e musicisti (e presto attori, registi, montatori) temono l'avanzata degli algoritmi, capaci di produrre contenuto infinito, sempre diverso e perfetto come una sfera stampata in 3D. È dunque questo il futuro che ci aspetta? Un panorama artistico di pillole perfettamente sferiche, senza difetti, che nutrono i nostri desideri nel modo più "corretto" possibile in base ai nostri profili social? Il Dio macchina sta per dominarci con una carezza? E se fosse così, allora quale futuro ci sarebbe per l'arte?
Ma in tutto questo, la vera domanda che io pongo gli artisti è: pensate davvero che lo spettatore si accontenterà della riproduzione meccanica e perfetta di ciò che è già stato fatto? Credete che la vita si limiti a galleggiare placidamente nel costrutto artificiale di ciò che è, in effetti, morte? Perché ciò che viene generato dall'algoritmo di intelligenza artificiale non è altro che la somma di ciò che è già stato creato. L'algoritmo è un Moloch che assorbe e rigetta. È uno strumento, non un creatore. È una calcolatrice. Utile se si ha qualcosa da fare o da dire.
Vi faccio un esempio. Quanto stupido può sembrare una persona che chiede a una calcolatrice di fare 123523532543/346674534 ed esulta quando ottiene il risultato? Completamente stupida, perché di per sé il calcolo non è interessante. Ma se mi dite che questo calcolo serve per capire quanto carburante deve essere messo in un motore per compiere tot chilometri per arrivare su Marte, ecco che la calcolatrice trova il suo giusto contesto di utilizzo.